Dal mondo del riciclo un calcestruzzo più forte di quello tradizionale
(Rinnovabili.it) – Gli aggregati di calcestruzzo riciclato realizzati a partire da’ materiali più disparati – dai rifiuti del legno a quelli di plastica – offrono enormi vantaggi ambientali. La produzione permette, infatti, di inserire il settore in un’ottica di economia circolare, riducendo al contempo la sua impronta di carbonio. Nonostante i continui miglioramenti, tuttavia, le difficoltà nel ricreare la resistenza e la durabilità del calcestruzzo tradizionale hanno nella maggior parte dei casi ostacolato l’applicazione pratica di queste alternative sostenibili.
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Oggi i ricercatori di RMIT University, in Australia, hanno compiuto un importante passo avanti per colmare questo gap. Hanno creato un sistema di produzione che, a partire dai rifiuti, crea un calcestruzzo più forte del 35% rispetto al prodotto tradizionale. Il merito va al professor Yufei Wu della School of Engineering che ha guidato il suo team nello sviluppo di quella che hanno chiamato la “Rubberized Concrete Processing Technology” (RCP-Tech). “Questa tecnologia può essere utilizzata per migliorare in modo significativo la resistenza, la durezza e la durata di qualsiasi tipo di materiale in calcestruzzo […] persino quello ordinario”, ha affermato Wu.
Il metodo prevede la combinazione di una miscela di inerti fini con rifiuti di pneumatici, cemento e acqua. Questo mix viene quindi compresso per ridurre il suo volume al minimo utilizzando uno stampo personalizzato. “Migliorando le proprietà dei rifiuti riciclati senza l’uso di materiali aggiuntivi, abbiamo sviluppato una soluzione fattibile e pratica che affronta i problemi di prestazioni associati al riciclaggio dei rifiuti in calcestruzzo”, ha detto Wu.
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Il ricercatore e co-creatore della RCP-Tech, Syed Kazmi, ha affermato che il team sta oggi cercando di collaborare con l’industria dei prefabbricati in calcestruzzo per produrre e testare prototipi di prodotti come blocchi e barriere stradali, pannelli a parete, travi e lastre. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Resources, Conservation and Recycling (testo in inglese).