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Pneumatici online: ecco i documenti ufficiali

Pneumatici online: ecco i documenti ufficiali(Rinnovabili.it) – Pubblicati sul sito di Ecopneus i documenti dell’interrogazione parlamentare relativa all’applicazione del contributo ambientale associato all’acquisto di pneumatici online. Dopo mesi di anomalie, legate al mancato pagamento di tale contributo da parte di società con sede all’estero e attive nella vendita degli pneumatici attraverso canali web, la situazione ha infatti da poco trovato una soluzione grazie a un’interrogazione parlamentare avanzata dall’On. Realacci, alla quale ha fatto seguito una presa di posizione chiara e risolutiva da parte del Ministero dell’Ambiente: tutti i flussi di pneumatici in entrata nel nostro Paese devono essere registrati e contribuire alla gestione del fuori uso attraverso il pagamento del contributo ambientale. Il mancato versamento del contributo legato all’acquisto degli pneumatici all’estero (circa il 3% del mercato) ammonterebbe a 5 milioni di euro, corrispondenti a 2 milioni di pezzi e pari a circa 12.000 tonnellate di PFU, con pesanti conseguenze non solo dal punto di vista fiscale, ma anche ambientale.

 

Si tratta di pneumatici, infatti, che non essendo contabilizzati come immessi sul mercato, una volta montati al posto di quelli vecchi, generano un flusso di PFU di cui nessuno è responsabile e sono di fatto destinati all’abbandono. Accolte favorevolmente le istanze avanzate dall’On. Realacci, il Ministero dell’Ambiente ha confermato che anche per i soggetti commerciali con sede all’estero che vendono pneumatici online è valido quanto prescritto dal DM 82/2011, in base al quale la copertura dei costi di gestione e trattamento del fuori uso deve essere garantita attraverso l’obbligatorietà del contributo ambientale.

 

“Con la definizione delle modalità di applicazione del contributo per gli pneumatici acquistati online – questo il commento di Ecopneus sulla vicenda – si potrà inoltre contare su ulteriori strumenti normativi per assicurare l’avvio a recupero di ogni singolo PFU generato in Italia, con le corrette quote di responsabilità, a tutela dell’ambiente, della collettività e dell’economia nazionale nel suo complesso”.

 

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