(Rinnovabili.it) – Esportare tonnellate di pneumatici fuori uso nei Paesi in via di sviluppo farà ricco qualche furbone, ma certo ha un impatto negativo sull’industria del riciclo nel Vecchio continente. Lo ha detto l’ETRA (European Tyre Recycling Association), l’associazione europea dei riciclatori di gomme usate.
Il gruppo ha sottolineato che mercati chiave, tra cui la Cina, l’India e il Pakistan importeranno sempre meno pneumatici fuori uso man mano che diventano autosufficienti.
Secondo i dati diffusi dall’associazione, quasi 3 milioni di tonnellate di pfu sono state prodotte nel 2014 in Europa. Una cifra ben più alta rispetto a quanto riferito dalla European Tyre and Rubber Manufacturers’ Association (ETRMA -l’associazione dei produttori di gomme), che ne stimava di 1,9 nel 2013, ultimo disponibile. I dati ricavati dall’ETRA vengono da un calcolo di questo tipo: si sommano i dati delle vendite degli pneumatici di ricambio a quelle dei veicoli nuovi, si applica un peso medio dello pneumatico per le auto e uno per i camion, infine si toglie un 20% per tenere conto dell’usura.
Il dibattito sui diversi metodi di calcolo si è acceso di recente, durante la Conferenza europea sul riciclo degli pneumatici: la disparità tra le statistiche fornite dalle organizzazioni potrebbe in parte essere dovuta alla mancata inclusione, nel calcolo dell’ETRMA, dei piccoli produttori. Ma l’ETRA non ci sta, e punta il dito sulla massiccia e mal conteggiata esportazione di tonnellate di pneumatici fuori uso, utilizzati in altri Paesi come combustibile (tyre-derived fuel – TDF).
Il Segretario generale dell’associazione dei riciclatori, Peter Taylor, ha spiegato che «se c’è una preponderanza di esportazione, essa può ripercuotersi negativamente sulle imprese di trasformazione, perché provoca un crollo dei prezzi di mercato. A mio parere, il settore TDF è troppo grande, e i Paesi in cui esportiamo gomme per bruciarle stanno crescendo abbastanza velocemente. Una volta che i mercati saranno autosufficienti, verremo colpiti tutti insieme».
L’ETRA suggerisce di introdurre gradualmente una tassa sulle esportazioni, così da contribuire a frenare questa dipendenza. Qualcosa di simile alla tassa sulle discariche, secondo Taylor.
«Abbiamo bisogno di driver che ci aiutino a costruire infrastrutture. Dobbiamo cercare modi per incoraggiare nuove imprese di riciclo», ha spiegato.