Il nuovo poliestere-2,18 è una plastica biodegradabile creata dall’università di Costanza
(Rinnovabili.it) – Pochi mesi o addirittura giorni per degradarsi: la nuova plastica biodegradabile creata dai laboratori di chimica dell’Università di Costanza coniuga le caratteristiche fisiche che garantiscono la resistenza del materiale con la sostenibilità ambientale.
La diffusione pervasiva della plastica nei decenni passati è stata essenzialmente dovuta alla sua estrema durevolezza, ideale per resistere al tempo e al contempo avere costi ridotti. Sono proprio queste, però, caratteristiche che hanno generato un problema di inquinamento.
Un prodotto realizzato in plastica è estremamente versatile e resistente alle condizioni esterne, compresa l’acqua e il calore, ma questi stessi pregi divengono criticità quando arriva il suo fine vita, che lo trasforma in un rifiuto. I rifiuti in plastica sono restano dispersi nell’ambiente, conservati in discarica o nei nostri oceani e lì sono destinati a perdurare anche per migliaia di anni.
L’estrema resistenza della plastica maggiormente diffusa genera anche un problema secondario, connesso al fine vita: anche riciclarla è molto difficile, per la durezza dei legami che la caratterizzano.
La plastica biodegradabile in pochi giorni
Le caratteristiche di estrema durevolezza della plastica stanno impegnando molto l’ambito della ricerca nella progettazione dei materiali. L’obiettivo è individuare un tipo di plastica che sia biodegradabile in un tempo notevolmente ridotto, pur mantenendo le medesime caratteristiche di resistenza, ed è proprio l’obiettivo che sembra aver raggiunto un gruppo di chimici dell’Università di Costanza, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Angewandte Chemie.
Il nuovo poliestere-2,18 è composto da due moduli, un glicole composto da due atomi di carbonio e un acido dicarbossilico di 18 atomi di carbonio. I chimici hanno però costituito il materiale con specifici “punti di rottura”, che in certe condizioni riportano la plastica biodegradabile ai due moduli di base in breve tempo. Così da garantirne recupero e riutilizzo, pur mantenendo le caratteristiche fisiche associate alla struttura cristallina densa.
Il materiale ha anche un ulteriore vantaggio potenziale, perché i moduli di base possono essere ottenuti da fonti rinnovabili.
La nuova plastica biodegradabile ha già superato due test in laboratorio. Nel primo caso, è stata testata con enzimi naturali e si è degradata nel giro di pochi giorni. Il secondo esperimento è stato condotto in un impianto di compostaggio industriale e attraverso l’utilizzo di altri microbi. In questo caso il materiale si è scomposto in circa due mesi, un tempo record rispetto alla dissoluzione delle materie plastiche standard.
“Anche noi siamo rimasti stupiti da questo rapido degrado”, ha detto Stefan Mecking, autore dello studio. “Naturalmente non possiamo trasferire i risultati dell’impianto di compostaggio in nessuna condizione ambientale immaginabile. Ma essi confermano che questo materiale è effettivamente biodegradabile e indicano che è molto meno persistente rispetto alle materie plastiche come il polietilene ad alta intensità, se dovesse involontariamente essere rilasciato nell’ambiente”.