Nonostante i risultati da record, raccolta e rigenerazione dell’olio minerale al 98%, non si ferma la continua attenzione del CONOU a migliorare i processi dell’intera filiera. Più competenze tecniche alle Amministrazioni e iter burocratici più snelli per vincere la scommessa della transizione.
di Mauro Spagnolo
Presidente Piunti, secondo i più recenti rapporti l’Italia è prima – o tra le prime – in Europa per i risultati in materia di economia circolare. Esistono ancora margini di miglioramento?
Credo che nell’economia circolare ci siano sempre margini di miglioramento, specialmente nei processi.
Se guardo alla storia del nostro CONOU, il Consorzio degli Oli Minerali Usati noi, arrivati al top, all’eccellenza europea, che abbiamo quasi completamente chiuso il ciclo raccogliendo l’olio minerale e rigenerandolo al 98/99%, abbiamo sempre davanti l’obiettivo di migliorare la qualità del nostro lavoro. Qualità in ingresso, gestendo in modo più efficiente la raccolta, e qualità in uscita, confrontandoci costantemente con le caratteristiche degli oli minerali vergini.
Ecco, il processo di miglioramento non deve mai concludersi, la possibilità di migliorare c’è sempre anzi il miglioramento continuo è un obbligo per mantenere la circolarità. Senza miglioramento la circolarità rischia di bloccarsi.
Siamo già al secondo anno della sua gestione. Il suo mandato è stato caratterizzato da una grande attenzione all’innovazione ed alla digitalizzazione. Qual è, in questo senso, l’impegno attuale di CONOU?
Il primo obiettivo che ci siamo dati è stato di rinnovare la squadra all’interno del CONOU, il secondo è di fare in modo che la squadra sia appunto… tale. Cioè le imprese sempre più orientate a muoversi insieme e nella stessa direzione. E la digitalizzazione è uno strumento indispensabile per ottenere questo risultato e garantire il futuro della nostra filiera.
Avete raggiunto risultati concreti in questo processo di innovazione del Consorzio?
Direi che la parola qualità sia la sintesi dei risultati ottenuti.
Abbiamo fatto con le nostre aziende un grande sforzo sulla qualità dei processi, cercando di incentivarle a migliorare gli standard che volevamo ottenere. Di fatto già nel primo anno abbiamo ottenuto in questo senso dei risultati rilevanti e, allo stesso tempo, siamo riusciti a coordinare e rendere più efficiente il nostro impegno creando gruppi di lavoro stabili tra le imprese, gruppi che perseguono obiettivi condivisi di miglioramento qualitativo.
Quali dovrebbero essere le priorità del nuovo governo, in una congiuntura in cui fronteggiamo alti costi delle materie prime, shock nelle catene di fornitura e necessità di accelerare la transizione energetica?
Mancano le materie prime? Recuperiamole dai rifiuti. L’energia tradizionale è diventata troppo costosa? Utilizziamo l’energia rinnovabile. Grazie all’attività del CONOU di rigenerazione degli oli usati, ogni anno l’Italia evita l’importazione di un milione e mezzo di barili di petrolio, equivalente in termini economici ad un risparmio di 3 miliardi di euro sulla bolletta energetica nazionale in 39 anni. Un risultato importante sia rispetto all’urgenza di fronteggiare la crisi climatica che in fatto di indipendenza energetica. Questa è la strada da battere, e per fare tutto questo l’obiettivo principale è di snellire il processo autorizzativo, questa è la chiave.
Bisogna che tutte le strutture coinvolte in questo processo si allineino su due obiettivi: da una parte aiutare il processo di cambiamento dal punto di vista tecnico e tecnologico. Nell’economia circolare, ad esempio, facciamo i conti con una complessità tecnica crescente, ed ogni impianto costituisce una novità. Dall’altra bisogna snellire gli iter autorizzativi. Non si possono aspettare anni per avere il via a realizzare un impianto.
Insomma: bisogna supportare gli iter autorizzativi con la competenza tecnica
Ecco, la lentezza della burocrazia italiana. La nostra grande piaga. Esiste una ricetta che potremmo consigliare alla politica per gestire meglio i processi autorizzativi?
Non credo esistano ricette miracolose, credo però in due cose: Il modello virtuoso dei Consorzi italiani, conosciuto e apprezzato anche all’estero, e l’assoluta necessità di fornire maggiori competenze tecniche alle Amministrazioni.
Il modello vincente del Consorzio, oltre a dimostrare le differenze tra il livello di performance dell’Italia e quello degli altri paesi europei, detiene uno straordinario standard di competenze tecniche che potrebbero essere messe a disposizione della Pubblica Amministrazione per gestire al meglio gli iter organizzativi.
Poi c’è il tema delle risorse pubbliche. Bisogna dare l’assoluta priorità, nella gestione delle risorse della pubblica amministrazione, a questo settore.
Insomma, credo che le urgenze sull’ambiente siano tali da indurci ad un radicale ripensamento sulla riassegnazione delle risorse pubbliche e su una riorganizzazione più efficiente della loro gestione, al fine di consentire agevolmente la realizzazione di nuovi impianti per favorire lo sviluppo dell’economia circolare e delle energie rinnovabili.