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Presidente Piunti, CONOU: il modello italiano funziona ed è unico in Europa

CONOU si conferma un esempio virtuoso di economia circolare, l’unico sistema che riesce a raccogliere la totalità dell’olio minerale rigenerandone il 98%. Ma l’Europa resta inspiegabilmente indietro. Ce ne parla il Presidente CONOU Riccardo Piunti, confermato anche per i prossimi tre anni

Riccardo Piunti

Riccardo Piunti, Conou: “Il nostro sistema premia il conferimento alla rigenerazione anziché la combustione, la raccolta è il seme da cui nasce l’economia circolare”

Presidente Piunti, quest’anno CONOU festeggia 40 anni di attività, ponendosi quale esempio unico di economia circolare. La Sua riconferma alla Presidenza del Consorzio apre un nuovo triennio di sfide ed obiettivi. Quali sono i traguardi raggiunti e quali saranno le prossime sfide?

Presidente Piunti, Conou – Il primo obiettivo raggiunto, che è parte del percorso intrapreso sin da quando ero Vicepresidente, è certamente il tema della qualità. Abbiamo fatto moltissimi passi avanti. Pur non potendo intervenire direttamente sulla qualità dell’olio raccolto, siamo riusciti a fare in modo che anche le partite contaminate vengano gestite al meglio e non mescolate con tutto il resto. Nell’ultimo triennio inoltre abbiamo combattuto la battaglia sul contributo, un tema sul quale stiamo ancora lavorando per riuscire ad avere dei sistemi di prevenzione dell’evasione, ma che ormai è totalmente sotto controllo. L’evasione contributiva è diventata un’azione difficile da portare avanti e noi di CONOU stiamo andando a caccia di tutti quei fenomeni ancora attivi, con rapidità ed efficienza anche incrociando i nostri dati con quelli che ci fornisce l’Agenzia delle Dogane. Il contributo è l’anima del nostro modello di business.

E’ possibile valutare la differenza tra i due costi, quello della materia prima e quello della materia prima seconda? Qual è il delta costo tra le due?

Presidente Piunti, Conou –  Quando facciamo la valutazione del supporto alle attività di rigenerazione teniamo conto di tutto ciò. E’ un conto che facciamo sempre. È chiaro che ci sono momenti in cui la materia prima vergine costa poco, sono i momenti più critici per noi in cui il delta costo del riciclo è più difficile da gestire, ma niente a che vedere con le quotazioni. Generalmente il rigeneratore si ripaga da solo. Nell’ultimo periodo, per esempio, i prezzi delle basi stanno risalendo, un fenomeno che si deve all’evolversi dei sistemi di raffinazione nel mondo, ma anche alle problematiche connesse alla guerra. Insomma la rigenerazione è un processo complesso. 

CONOU è partito, 40 anni fa raccogliendo un media circa 50.000 tonnellate l’anno di olio esausto. Nel 2022 siete arrivati alla cifra record di 181.000 tonnellate l’anno, un traguardo che però non sembra essere eguagliato nel resto d’Europa, come mai?

Presidente Piunti, Conou – Sono molto perplesso sulla posizione che ha assunto l’Europa. A seguito di uno studio condotto alla fine dell’anno scorso sui lubrificanti in UE, si è constatato che la media dell’olio raccolto è pari all’82%, mentre la media dell’olio rigenerato, come già sapevamo, è il 61% del raccolto. Dopo una lunga analisi sui possibili metodi di incentivazione che potrebbero essere messi in atto per aumentare questa percentuale e dopo un focus sulla responsabilità e sulle modalità con cui i vari Paesi membri hanno fronteggiato questo tema dell’olio minerale rigenerato, l’Europa è giunta ad una conclusione che mi ha lasciato estremamente perplesso: ha deciso di non fissare alcun tipo di target. Significa che all’Europa sta bene che il 18% dell’olio usato non venga recuperato e non si sappia dove finisce. E che, una volta che l’abbiamo raccolto, il 40% venga bruciato e distrutto piuttosto che essere riciclato. Una decisione molto grave a mio parere. 

Ma in questo clima di immobilismo c’è invece un Paese che spicca per eccellenza. 

Presidente Piunti, Conou – Guardando i grafici prodotti proprio nel merito del tasso di raccolta e sul tasso di rigenerazione di tutti i Paesi europei, c’è un Paese in vetta in entrambe le classifiche: ed è l’Italia

Non a caso il modello CONOU ha permesso di raccogliere nei 40 anni di attività ben 6,7 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato, con una percentuale di raccolta quasi totale ed una percentuale di rigenerazione del 98%. 

Presidente Piunti, Conou – Esattamente, e questa è la prova che il nostro metodo funziona. Incentivando la raccolta segregata e la differenziazione dei sistemi virtuosi, per poi premiare il conferimento alla rigenerazione anziché la combustione, si porta naturalmente l’olio nella direzione giusta. Ai nostri raccoglitori conviene sempre la rigenerazione, solo in questo modo si può dare priorità alla rigenerazione.

Qual è dunque il vostro punto di forza, come riuscite a raccogliere la quasi totalità della produzione nazionale?

Presidente Piunti, Conou – Il nostro punto di forza è la capillarità della raccolta. I produttori sanno che la raccolta avviene sempre, avviene gratis, indipendentemente dalla collocazione geografica. Se il produttore ha questa certezza è disincentivato a sversarlo, perché è interesse del raccoglitore e interesse del produttore la raccolta puntuale. Il modello di consorzio senza fini di lucro è una garanzia per tutti i partecipanti alla filiera. Quello di CONOU è un modello che funziona, una struttura che permette di finanziare le risorse necessarie ad indirizzare i processi nella direzione giusta. 

Nei prossimi tre anni vorrei fare un po’ di battaglia, proprio nell’interesse del fatto che il nostro modello funziona bene e senza compromettere la qualità delle basi rigenerate.

Sotto il profilo della comunicazione so che riservano molto spazio anche a progetti rivolti alle nuove generazioni. Ci può raccontare qualcosa di più? 

Presidente Piunti, Conou – Le giovani generazioni sono molto ricettive, lo percepiamo anche agli eventi ed alle Fiere di settore. Ma lavorare su questo non è semplice. L’economia circolare e l’ambiente dovrebbero diventare delle vere e proprie “materie” di studio, per il momento invece è possibile affidarsi solo alla buona volontà di alcuni insegnanti.  E su questo tema stiamo facendo qualche riflessione per comprendere quale potrebbe essere il miglior approccio. 

Parlando sempre del futuro c’è un’altra sfida a cui dovremo presto rispondere ed è la digitalizzazione. Dal primo di gennaio dovrà essere in uso il registro elettronico dei rifiuti che sostituisce i formulari cartacei. La mia preoccupazione è quella che diventi un vincolo alla flessibilità della raccolta. Per fare un esempio pratico: non vorrei che il programma della giornata che viene affidato al raccoglitore nella quotidianità, diventi un limite, una ulteriore difficoltà perchè non gestita correttamente dal software del registro elettronico dei rifiuti. 

La nostra raccolta è molto frammentata, comprende oltre 103.000 siti tra officine e industrie, per questo motivo è essenziale una flessibilità organizzativa. 

Per quanto ci riguarda, CONOU ha appena riscritto tutto il sistema procedurale ponendo al centro l’organismo di controllo, un elemento certamente fondamentale per il corretto funzionamento del nostro sistema.

Cosa ci dobbiamo aspettare dai suoi prossimi tre anni di Presidenza?

Presidente Piunti, Conou – Essere eletto Presidente la prima volta è una bella sfida. Essere confermati è una cosa che ti dà soddisfazione, perché capisci che stai lavorando bene. In questi ultimi tre anni ho dedicato un’attenzione particolare alle nostre aziende di raccolta che spesso sono realtà familiari. La raccolta è il seme da cui nasce l’economia circolare, serve a poco avere un impianto industriale di rigenerazione che funziona alla perfezione, se poi non hai a disposizione la materia prima recuperata. Si finisce per accontentarsi di quel famoso 82% europeo. Le nostre imprese di raccolta sono tutte selezionate, rispettano standard ambientali, etici, legali, tecnici, di qualità. Le nostre imprese sono la catena che informa e forma i produttori. 

Quest’anno festeggiamo 40 anni di sedimentazione di una cultura e di un modello organizzativo che funziona bene.

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About Author / Alessia Bardi

Si è laureata al Politecnico di Milano inaugurando il primo corso di Architettura Ambientale della Facoltà. L’interesse verso la sostenibilità in tutte le sue forme è poi proseguito portandola per la tesi fino in India, Uganda e Galizia. Parallelamente alla carriera di Architetto ha avuto l’opportunità di collaborare con il quotidiano Rinnovabili scrivendo proprio di ciò che più l’appassiona. Una collaborazione che dura tutt’oggi come coordinatrice delle sezioni Greenbuilding e Smart City. Portando avanti la sua passione per l’arte, l’innovazione ed il disegno ha inoltre collaborato con un team creativo realizzando una linea di gioielli stampati in 3D.