(Rinnovabili.it) – Misurare l’efficienza e l’efficacia dei processi di recupero e trattamento degli pneumatici fuori uso (PFU). Questo l’obiettivo della ricerca che SDA Bocconi ha condotto in collaborazione con Greentire e che ha portato allo sviluppo di un set di indicatori di efficienza da utilizzare come standard di riferimento per l’intero settore, sia per gli altri consorzi, ma anche per l’ente regolatore nell’individuazione di aree di miglioramento comuni. Presentata ieri, nel corso del convegno “Pneumatici Fuori Uso: un miliardo di sfide all’anno”, la ricerca ha reso possibile l’individuazione di indicatori di efficienza operativa, economica, ambientale e sociale e la messa a punto di un sistema dinamico di controllo costantemente aggiornabile tramite i dati che ogni giorno vengono raccolti da Greentire attraverso il proprio sistema informativo. Come spiegato anche dal Coordinatore Scientifico della ricerca, Enzo Baglieri, che ha aperto e introdotto i lavori del convegno, la costruzione di un sistema di misurazione delle performance è alla base della gestione aziendale.
“Solo misurando opportunamente le prestazioni di efficacia e di efficienza di un’impresa e delle sue operations – ha dichiarato Baglieri – si può passare dalla gestione a percezione, purtroppo comune a molti operatori economici italiani, a una vera propria azione di management. Ciò è tanto più cruciale se l’obiettivo è la sostenibilità, che troppo spesso appare erroneamente nebulosa e indefinibile”.
Per fare chiarezza su queste tematiche e capire i riscontri che una simile ricerca potrà avere su tutta la filiera del recupero e trattamento degli pneumatici fuori uso, abbiamo intervistato il Consulente di Greentire, Roberto Bianco.
Qual è lo stato dell’arte nel settore del recupero degli pneumatici fuori uso?
Il recupero di materia tramite triturazione e separazione delle componenti è una realtà. Nei Paesi europei con una strategia ambientale consolidata, le opportunità del recupero vengono colte stimolando i mercati in modo che questi possano utilizzare queste materie prime secondarie, che hanno caratteristiche tecniche non trascurabili. Attualmente in Italia il sistema contribuisce in egual maniera al recupero energetico e a quello di materia, ma le tecnologie ed i costi impiegati nei due processi sono diversi e, visto che il recupero energetico gode pure degli incentivi CIP/6, questo rischia di non dare al recupero di materia le opportunità che meriterebbe e che sono auspicate dalle priorità previste dalle direttive europee.
Quali sono le principali problematiche riscontrate e quali i desiderata?
I prodotti derivati dal recupero in generale sono ancora percepiti come qualche cosa di bassa qualità e diciamo così di “seconda scelta”. Sempre più questo non corrisponde alla realtà delle cose, come ad esempio nel caso del granulato di gomma recuperato dagli pneumatici fuori uso che viene utilizzato nei campi da calcio in erba artificiale. Questo, oltre al fatto di non consumare risorse, costa meno di un quinto di un materiale vergine e ha delle caratteristiche di performance e di durata eccezionalmente superiori ai prodotti concorrenti proposti dal mercato. La presa di coscienza delle amministrazioni pubbliche del fatto che l’utilizzo di materiali recuperati possa fare solamente del bene all’economia nazionale sarebbe un punto di partenza per creare dei mercati stabili che permettano di sviluppare realtà in grado di competere anche a livello internazionale.
Cosa emerge dalla ricerca condotta da Greentire e dalla Bocconi?
Emerge che, anche in tema di sostenibilità e recupero, è necessario basarsi su dati oggettivi e misurabili, onde realmente comprendere i margini e le aree di possibile miglioramento, per poter concentrarsi su queste. Inoltre, l’utilizzo di KPI (key performance index), se esteso all’intero settore gestione PFU, consentirebbe il confronto tra le metodologie di lavoro (ed i risultati) di tutti gli operatori, incentivando gli stessi ad un continuo miglioramento, in una sorta di spirale virtuosa di cui potrebbe beneficiare l’intera collettività.
In che modo si può perseguire la sostenibilità attraverso le misure di performance?
È molto semplice. A titolo esemplificativo, sapendo che la mission di Greentire è la gestione di PFU tramite il recupero di materia, un misuratore di performance in grado di indicare la differenza di impatto ambientale rispetto al recupero di energia evidenzierebbe immediatamente quale tra queste metodologie è la best practice.
Quali sono i benefici derivanti dalla metodologia proposta e in che modo essa potrebbe trovare applicazione nell’intera filiera che gestisce i PFU?
I benefici sono molteplici. I KPI, per svolgere correttamente la loro funzione, devono essere alimentati da una significativa e qualificata mole di dati operativi. E detti dati, per essere elaborabili, devono essere ottenibili direttamente dal sistema informatico gestionale del Consorzio. Ne consegue che Greentire non solo dispone delle informazioni di tracciamento dei PFU richiesti dalla normativa vigente, ma di una serie di altri dati utili a svariati fini, tra cui evitare l’illegalità o suggerire agli operatori di filiera differenti – e più ecocompatibili – attività relative alla gestione degli pneumatici fuori uso.