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Australia, la crisi dei rifiuti da pannelli solari a fine vita è più vicina del previsto

pannelli solari a fine vita
Foto di Ricardo Gomez Angel su Unsplash

Il riciclo dei pannelli solari a fine vita non è in grado oggi di recuperare i materiali più preziosi

(Rinnovabili.it) – Non è più il 2030 l’anno in cui l’industria del fotovoltaico raggiungerà il punto critico nella produzione di rifiuti. I pannelli solari a fine vita saranno troppi già nei prossimi due o tre anni, secondo un libro bianco pubblicato dall’Università del New South Wales in Australia. Se la produzione dei pannelli fotovoltaici dovesse aumentare come previsto, infatti, lo studio prevede un esaurimento delle riserve mondiali di argento in sole due decadi. Oggi la massa installata è superiore ai 4 milioni di tonnellate, ma crescerà molto nei prossimi anni.

L’Europa sta correndo per tentare di prendere il problema “per il manico” il prima possibile. Lo scorso 4 marzo, infatti, i Ministri dell’Energia hanno approvato un emendamento alla direttiva sui RAEE che impone ai produttori di gestire questi specifici rifiuti accollandosi i costi di smaltimento.

Ma per l’Australia, mercato importante per il fotovoltaico residenziale, mancano ancora normative specifiche sul fine vita. La potenziale crisi dei rifiuti prodotti dal settore è attribuibile a due fattori principali: la mancanza di regolamenti che vietino lo smaltimento dei pannelli solari in discarica e i costi elevati associati al riciclo dei pannelli. Attualmente, la maggior parte dei pannelli solari viene riciclata solo in parte, con una mancanza di tecnologie adeguate per estrarre materiali preziosi come silicio, argento e rame.

12 anni per evitare la crisi

Il libro bianco propone quindi una tabella di marcia di 12 anni per affrontare questa sfida, che include lo sviluppo di tecnologie avanzate per il riciclo dei materiali, la creazione di impianti dedicati e l’istituzione di un programma di gestione responsabile del ciclo di vita dei pannelli solari. Quest’ultimo potrebbe essere introdotto già nel 2025 e punterebbe a incentivare il riciclo e rendere i produttori finanziariamente responsabili per lo smaltimento dei pannelli. Esattamente come ha fatto l’Unione Europea.

Il problema australiano è lo stesso che si registra in tutto il mondo. In alcuni paesi sono state installate linee di riciclo pilota, ma si limitano a recuperare il telaio in alluminio, la scatola di giunzione contenente rame ed eventualmente il pannello frontale in vetro. Nessun impianto è attualmente in grado di recuperare adeguatamente i materiali incapsulati nei moduli. La sfida tecnica principale è quella di separare adeguatamente questi materiali, ciascuno dei quali ha un’elevata purezza e un valore di rivendita in grado di finanziare l’attività di riciclo.

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