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Olio usato: il grande virtuosismo italiano

Paolo Tomasi, Presidente COOU, il Consorzio che gestisce olio usato.(Rinnovabili.it) – La raccolta di olio usato è strettamente connessa all’uso di lubrificante: minore sarà il suo consumo, minore sarà l’olio usato che potrà essere recuperato. In Italia il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati (COOU) ha innescato un processo virtuoso che quest’anno è giunto al suo trentesimo anno di vita. Dal 1984 a oggi, infatti, il Consorzio è riuscito a raggiungere importanti risultati, in termini di raccolta e di salvaguardia ambientale, riuscendo a offrire il suo contributo, seppur piccolo, anche all’economia nazionale. Il rifiuto “olio usato” è di fatto una risorsa per il nostro Paese e la filiera che negli anni è riuscito a costruire non solo vanta oggi un’elevata innovazione tecnologica cui guardano anche altri Paesi nel contesto europeo, ma ha anche contribuito a migliorare il contesto normativo che regola l’intero settore. A illustrarci i pregi, le virtù e i limiti da superare nella gestione dell’olio lubrificante usato è Paolo Tomasi, Presidente del COOU.

 

Quanto è stato virtuoso il processo di raccolta nel 2013? Secondo i dati diffusi, si parla della quasi totalità del potenziale raccoglibile…

A fronte di “minori consumi” (nel Grafico 1 l’andamento del consumo di olio lubrificante dal 2000 ad oggi: -35%), la raccolta di olio usato non può che essere quantitativamente in declino. Quello che conta però è quanto olio usato si riesce a raccogliere rispetto a quello potenzialmente raccoglibile.

 

Grafico-1-olio-usato

 

La dinamica negativa di questo mercato non è solo indotta dalla crisi, ma anche dal miglioramento dei motori delle nostre autovetture e dal progresso degli impianti industriali, peraltro in perfetta linea con la Direttiva Europea 98/2008, che all’art. 4 “Gerarchia dei rifiuti” mette al primo punto la prevenzione (evitare che si producano rifiuti). Il Grafico 2 ci dà proprio questa indicazione: confrontando l’olio usato prodotto annualmente in Italia (area azzurra, stima) e la sua raccolta da parte del Consorzio (linea rossa), è evidente il salto di qualità fatto in 30 anni di vita. In pratica oggi si raccoglie quasi il 100% del rifiuto prodotto, e quello che manca è più da attribuire a un utilizzo scorretto dell’olio usato (azione comunque da contrastare) che a una sua dispersione nell’ambiente.

 

Grafico-2-olio-usato

 

Dalle prime 44.000 tonnellate di olio usato raccolto nel primo anno di attività del Consorzio, siamo arrivati ai risultati record di oggi. Come è cambiato l’approccio di COOU e il contesto (politico, economico e normativo) in cui il Consorzio ha operato in questo trentennio?

Le 44.000 tonnellate raccolte nel 1984 rappresentavano solo il 17% di ciò che si poteva raccogliere; negli Anni 90 la percentuale è salita fino al 60%, ma oggi (media degli ultimi quattro anni) possiamo affermare di essere sopra al 97%! Nulla nasce per caso e questi risultati scaturiscono dallo sviluppo di un progetto pervicacemente perseguito: pur nella completa indipendenza, le aziende che operano all’interno della filiera si comportano come si trattasse di un solo operatore integrato. Implementare le sinergie ovunque fosse possibile è stata un’operazione complessa che però ha portato ottimi frutti. Questa logica operativa denominata “Sistema Consorzio” ha massimizzato il risultato nella filiera con il costante miglioramento della raccolta quali-quantitativa di olio usato, puntando sia alla crescita tecnico-economica e alla visibilità delle aziende della filiera che, come ascoltati interlocutori, al miglioramento del contesto normativo che regola la nostra attività.

 

Come è possibile salvare l’economia di un Paese con l’olio usato?

La raccolta del rifiuto pericoloso olio usato, la sua ri-raffinazione e il ritorno come olio base sul mercato dei prodotti, con un occhio all’equilibrio economico delle imprese della filiera e l’altro che traguarda la protezione dell’ambiente, è quello che siamo riusciti a fare utilizzando tecnologie oggetto di attenzione da parte di tanti Paesi, ma il nostro non può che essere un piccolo contributo alla economia nazionale. Certo quando dall’Estero ci vengono a chiedere informazioni su come facciamo mercato con la trasformazione di un rifiuto, ci sentiamo orgogliosi di aver messo a punto un sistema che funziona, ma l’effetto pur essendo importante non è tale da modificare le sorti di un Paese, ci vuol ben altro. La nostra esperienza però ci consente di suggerire alle aziende di affrontare l’obiettivo sociale in maniera non convenzionale, diversa rispetto al passato; tante sono le ragioni di questo nuovo approccio, una per tutte la considerazione che la globalizzazione ha scardinato i modelli d’impresa del passato e ora vanni reinventati di nuovi. Nel campo dei rifiuti, ad esempio, non è detto che raccolta e smaltimento siano solo un costo se c’è la possibilità di valorizzare adeguatamente il recupero. È compito delle singole aziende di ciascuna filiera sviluppare una politica comune nell’obiettivo di ottenere equilibri economici dove questi non ci siano o si ritengano impossibili. Vale comunque la pena di citare che in 30 anni il Consorzio ha generato circa 3 miliardi di euro di risparmi sulle importazioni di prodotti petroliferi e che più del 25% del consumo nazionale di olio lubrificante proviene dalla rigenerazione dell’olio usato.

 

olio-usato-tQuali sono, a suo avviso, le sfide con cui oggi il settore deve confrontarsi?

Per rispondere a questa domanda è necessario far riferimento al quadro macroeconomico del nostro settore a cominciare dal mercato internazionale degli oli base che, contrariamente al passato, registra prezzi alti; ne consegue una crescita di valore dell’olio usato per effetto dell’aumento della domanda da parte delle aziende di rigenerazione. Purtroppo la domanda di olio usato è doppia dell’offerta e l’equilibrio economico, in questa situazione disottimizzata è tenuto in piedi dal sistema di sostegno (ex lege) ancora oggi in atto. Anche se la normativa prevede che l’olio usato possa essere ceduto dal Detentore direttamente a tutti coloro che hanno una autorizzazione (come le raffinerie di rigenerazione), il Consorzio è, nei fatti, il regolatore della filiera, con tutti i vincoli imposti, tra cui la ripartizione dell’olio usato tra tutti i richiedenti: un assetto che non trova corrispondenza in altri Paesi UE e che può portare sia a indiscriminate richieste da parte di imprese che intendono sfruttare le opportunità in un’ottica “occasionale”, sia all’assegnazione di quantitativi a operatori meno efficienti, sia infine al blocco della non ottimizzata situazione di oggi.

 

Quale risposta il Consorzio ha messo in campo?

Il favorevole mercato internazionale degli oli base suggerisce di rivedere le modalità di incentivazione che il Consorzio esercita sull’intera filiera. Mantenendo fermi i compiti istituzionali, rimodelleremo il sistema attuale per favorire lo sviluppo della concorrenza tra gli operatori, tenendo conto della natura del rifiuto speciale pericoloso e delle peculiarità di una filiera che deve essere gestita in base ad esigenze di interesse generale. Stiamo per adottare un nuovo modello organizzativo che limiterà l’ambito delle nostre attività commerciali, azzerando il rischio di violazione delle regole di concorrenza, con l’adozione del ruolo di “Acquisitore di ultima istanza” che recepisce sia quanto già indicato dal Ministero dell’Ambiente per altri consorzi per i quali è stato introdotto il principio della sussidiarietà, ma anche le indicazioni dell’AGCM che lo ha proposto a margine di una propria indagine conoscitiva dei consorzi per la raccolta degli imballaggi. Attraverso la comunicazione, l’incentivazione, la supervisione, il monitoraggio della raccolta e del trattamento, instaureremo rapporti commerciali diretti tra le imprese di rigenerazione e i raccoglitori, mantenendo un ruolo di acquirente “di ultima istanza” nel caso in cui nessuna sia interessata all’acquisto dell’olio usato.

 

Su cosa vede focalizzate le prossime attività e quali saranno le iniziative che prevedete di organizzare nei prossimi mesi?

Ci focalizzeremo sul “riposizionamento strategico” che il Consorzio si sta avviando a realizzare (anche la Tradizionale Convention della filiera a fine maggio metterà a fattor comune le ultime intese prima del cambiamento di modello). Continueremo comunque a comunicare, secondo quanto indicato anche dal Legislatore, la pericolosità dell’olio usato. Per questo abbiamo potenziato i social networks e migliorato il posizionamento del Consorzio sui motori di ricerca. “Scuola Web Ambiente”, nato nel 2007per le scuole, ha lasciato il passo a “Green League”, un progetto tecnicamente avanzato che con la sua spiccata vocazione ludico-informativa si propone di divulgare l’attenzione per l’ambiente attraverso il gioco e una sana competizione. L’attenzione al territorio ci vedrà impegnati con il format “Circoliamo”, utilizzato lo scorso anno in una versione estiva “Circoliamo Estate” che ci ha portato a contatto con un pubblico in vacanza e pertanto più sensibile all’ascolto dei temi di rispetto dell’ambiente. Continueremo a essere presenti a fiere per alimentare una linea di comunicazione con le realtà dei settori interessati a vario titolo agli oli usati, ma soprattutto ci saremo ad Ecomondo la kermesse internazionale dedicata allo sviluppo sostenibile e al recupero di materie prime ed energia, una palestra per il confronto di idee tra addetti ai lavori.

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