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Olimpiadi di Tokyo 2020: podio e medaglie saranno fatti di materiali riciclati

olimpiadi tokyo 2020Al di là dell’impegno per Tokyo 2020, la posizione del Giappone rispetto alla lotta all’inquinamento e al consumo resta ambivalente

 

(Rinnovabili.it) – Sostenibilità, riciclo e ambiente potrebbero essere i veri vincitori delle Olimpiadi di Tokyo 2020: gli organizzatori della XXXII edizione dei Giochi olimpici, che si terrà nella capitale nipponica dal 24 luglio al 9 agosto del prossimo anno, hanno presentato alcune delle misure adottate per rendere l’evento ecocompatibile, come la realizzazione di podi per le premiazioni composti di plastica riciclata e ripescata dal mare o le medaglie realizzate con metalli preziosi recuperati dai RAEE.

 

A partire dal 13 giugno di quest’anno, gli organizzatori delle Olimpiadi di Tokyo hanno posizionato circa 2 mila raccoglitori all’esterno della catena di supermercati AEON in cui gli avventori potranno inserire gli oggetti in plastica che non usano più. Allo stesso tempo è stata lanciata una campagna per il recupero di bottiglie e altri inquinanti plastici dal mare e dalle spiagge: il progetto prevede di raccogliere almeno 45 tonnellate di plastica con cui realizzare i circa 100 podi su cui avverranno le premiazioni delle competizioni. Al termine della competizione, i podi dovrebbero essere donati a scuole e organizzazioni sportive.

 

Per garantire la stabilità dei podi, l’organizzazione giapponese prevede di rinforzarli con un telaio di alluminio: il metallo potrebbe essere recuperato dalle abitazioni di emergenza allestite in seguito allo tsunami del 2011, lo stesso che causò la crisi della centrale nucleare di Fukushima.

 

Discorso simile per le medaglie che verranno realizzate con i metalli preziosi recuperati dagli smartphone in disuso e da altri dispositivi elettronici raccolti nelle grandi catene commerciali.

Persino le tute dei tedofori saranno composte, almeno in parte, in tessuti ricavati dalla lavorazione delle bottiglie di plastica riciclate.

 

L’attenzione per l’ambiente resta comunque un punto critico in Giappone: nel 2018, il Governo nipponico insieme a quello degli Stati Uniti scelse di non ratificare l’accordo internazionale sul contrasto all’inquinamento da plastica negli oceani proposto durante il summit dei G7.

 

Pochi giorni fa, il Governo giapponese ha annunciato l’intenzione di raggiungere l’obiettivo zero emissioni, sulla scorta di quanto fatto la settimana precedente dal Regno Unito, ma senza specificare una data concreta e rinviando il target al “prima possibile entro la seconda metà del secolo”.

Il Ministro dell’Ambiente giapponese, Jun Sato, ha definito essenziale l’espansione di fonti di energia rinnovabile come fotovoltaico ed eolico, ma ha poi precisato che tale obiettivo non significherà l’abbandono delle risorse termiche e fossili.

 

A fine giugno, il Giappone ospiterà il summit del G20 in cui le tematiche ambientali ed energetiche dovrebbero emergere quali alcuni dei nodi più urgenti da affrontare, spinti da una crescente consapevolezza dell’opinione pubblica giapponese. In questo contesto, la lunga strada che porta ai Giochi olimpici del 2020 potrebbe rappresentare un ulteriore volano per la transizione energetica ed ecologica di uno dei Paesi più consumistici al mondo.

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