Dal Politecnico di Milano un nuovo progetto, WORLD, sviluppa metodo innovativo per riciclare olio vegetale esausto in ottica economia circolare

Gli oli esausti da cucina – chiamati WCO, Waste Cooking Oil, sono oli derivati da vegetali o da grassi animali utilizzati per cucinare e che non sono più adatti al consumo umano; sono quindi da ritenersi un rifiuto speciale, da smaltire correttamente per evitare possibili danni ambientali. Come? Dal Politecnico di Milano arriva un processo innovativo, circolare e sostenibile per trasformare l’olio vegetale usato in una risorsa preziosa.
Consumo di olio in crescita a livello globale
Questo ambizioso progetto, denominato WORLD, ha come obiettivo l’ottimizzazione dei processi di trattamento degli oli vegetali di scarto al fine di migliorarne la qualità dei prodotti finali; quindi ridurre i rifiuti e favorire l’indipendenza del Vecchio Continente nell’approvvigionamento di materie prime critiche.
L’UE produce 1-2,5 milioni di tonnellate di WCO all’anno e, a livello globale, la produzione è compresa tra 41 e 52 milioni di tonnellate. Se non smaltito correttamente, questo rifiuto può avere un impatto ambientale significativo. Se versato negli scarichi, può intasare le tubature e, soprattutto inquinare l’acqua. Una sola bottiglia di olio può contaminare migliaia di litri d’acqua. Se disperso nel terreno, invece impediscel’assorbimento di ossigeno, danneggiando l’ecosistema.
Oli vegetali, tante possibilità di riutilizzo
Le normative UE impongono lo smaltimento dei WCO prima della decomposizione avanzata, per ridurre al minimo la formazione di potenziali composti tossici come l’acrilamide; tra l’altro lo smaltimento precoce produce rifiuti con elevato valore industriale e le industrie del biodiesel convertono i trigliceridi in carburante per auto e aerei, oppure possono venir usati in vernici ecologiche, leganti per asfalto e lubrificanti per catene.
Il glicerolo, che è un sottoprodotto del biodiesel, trova impiego in cosmetici, mangimi per animali e processi chimici, insomma l’uso di oli vegetali è molto diffuso.
La proposta del progetto WORLD
Quello che propone il politecnico milanese è di riciclare l’olio vegetale usato ottenendo materiali innovativi utilizzabili come bio-lubrificanti, dispositivi per la purificazione dell’aria e componenti chimici per la chimica fine a partire da precursori non-fossili. Queste applicazioni, si pongono come filiera parallela all’utilizzo di biocarburante, come l’HVO, comunque limitato per legge al 10% e riguardante solo la frazione più pura del rifiuto.
“Siamo partiti dall’osservazione che, allo stato dell’arte, l’industria del riciclo degli oli vegetali esausti si basi su semplici processi di decantazione e filtrazione, senza un’adeguata ottimizzazione scientifica. Abbiamo quindi analizzato due tecniche alternative: il trattamento con bentonite e il lavaggio ad acqua, per migliorarne l’efficienza e ridurne l’impatto ambientale”, spiega Andrea Mele del Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “G. Natta” del Politecnico di Milano.
Ma oltre i benefici economici e tecnologici, il progetto ha anche un forte impatto sociale e ambientale, in quanto sensibilizza alla corretta raccolta degli oli esausti, che può ridurre i costi pubblici legati allo smaltimento scorretto e quindi fungere da prevenzione di eventuali danni ambientali. Inoltre, un’analisi del ciclo di vita valuterà le migliori strategie per minimizzare l’impatto ecologico, economico e sociale adottando un approccio zero rifiuti.
Oli vegetali, cosa può cambiare con il progetto WORLD
L’ottimizzazione dei processi industriali per il trattamento dell’olio esausto è fondamentale per ridurre l’impatto ambientale e migliorare la sostenibilità delle filiere produttive. Grazie al progetto WORLD è stato sviluppato un modello matematico sviluppato a partire dai dati sperimentali consente di prevedere le emissioni equivalenti di CO₂ in funzione delle condizioni operative. Per raggiungere questi obiettivi, i ricercatori hanno utilizzato la metodologia Design of Experiments (DoE), un approccio statistico avanzato che consente di pianificare esperimenti in modo efficiente. Riducendo così il numero di prove necessarie per individuare le condizioni operative ottimali.
Attraverso questo metodo e l’analisi statistica multivariata è stato possibile individuare parametri chiave come temperatura, pH, concentrazione di bentonite e rapporto olio/acqua, migliorando l’efficienza complessiva del sistema. I risultati hanno evidenziato che il lavaggio con acqua a 75°C e pH 6 rappresenta la soluzione ottimale, garantendo le migliori prestazioni in termini di resa e produttività, riducendo al minimo la produzione di scarti e l’impatto carbonico del processo.
Questo strumento permette all’industria del riciclo di ottimizzare i processi in linea con gli standard di certificazione ambientale, offrendo un approccio più razionale e basato su dati concreti per migliorare la sostenibilità dei sistemi produttivi. (P.T.)