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Nel PNIEC 2024 l’economia circolare è ferma al 2023

Dati vecchi e copia-incolla, il PNIEC 2024 ha un capitolo sull’economia circolare che non pare adeguatamente aggiornato e lungimirante

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Foto di Paulo Carrolo su Unsplash

L’Italia ha perso il primato sull’economia circolare nel 2023, ma il PNIEC 2024 non se n’è accorto

Nel PNIEC 2024 che il nostro governo ha appena inviato a Bruxelles c’è un capitolo sull’economia circolare. Tuttavia, la visione per il futuro del settore non sembra davvero prioritaria. Almeno è ciò che emerge da una lettura degli impegni e dei dati riportati nel documento, che a volte sembra più che altro un copia e incolla della versione abbozzata nel 2023

I verbi al futuro per gli impegni da avviare nel 2024 e i dati presi da rapporti ISPRA vecchi sono due indicatori a supporto di queste affermazioni. Le emissioni del settore rifiuti, aggiornate dal rapporto 2024 dell’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale non sono infatti prese in esame. Allo stesso modo, si parla di monitoraggi da avviare sull’installazione di eco-compattatori (le macchine mangiaplastica, per intenderci) “a partire dai primi mesi del 2023”.

Da notare anche l’assenza di menzioni per gli otto decreti approvati in questi sei mesi sul tema rifiuti, tra cui quello sul greenwashing, quello sui materiali alternativi alla plastica e quello sul registro informatico nazionale di produttori e importatori di pneumatici.

Lavorare bene sulle politiche per l’economia circolare può essere un importante driver di riduzione delle emissioni nel nostro paese. Tuttavia, da quando si è insediato, il governo ha spinto molto per affossare i target di riutilizzo negoziati a livello di Unione Europea. In accordo con le industrie della plastica, ha infatti cercato di puntare tutto sul riciclo. Che però deve tenere il passo di un consumo di materia in crescita. La dipendenza dalle importazioni di molti materiali rimane elevata, soprattutto per quanto riguarda materie prime critiche come il rame e le terre rare. Questa dipendenza mette in evidenza la necessità di promuovere seriamente il riciclo e il riutilizzo per garantire una maggiore sicurezza nell’approvvigionamento.

Secondo il rapporto Circonomia, l’Italia ha ceduto lo scorso anno il primato europeo di paese riciclone all’Olanda. Rispetto ai 17 indicatori utilizzati dallo studio, l’Italia appare al primo posto solo in un caso: il tasso di riciclo sul totale dei rifiuti urbani e speciali prodotti.

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