(Rinnovabili.it) – Si è conclusa la consultazione pubblica sulla strategia nazionale per l‘Economia circolare, un processo che ha coinvolto ben 3.900 utenti tra pubbliche amministrazioni, piccole, medie e grandi aziende, associazioni, consorzi, organismi di certificazione e privati cittadini. Diversi contributi forniti riguardano uno degli aspetti in apparenza più nuovi del tema: la capacità di misurare l’economia circolare. Per poter valutare in maniera certa i risultati di una determinata attività economica e quindi i suoi benefici, questa deve essere quantificabile attraverso precise metriche
“Misurare la circolarità è essenziale per dare concretezza e riferimenti univoci alle azioni perseguite o da perseguire: è fondamentale ottenere un riscontro che dimostri molto chiaramente i risultati ottenuti in termini di sostenibilità economica ed ambientale nella gestione delle risorse”, si legge sul documento di posizionamento strategico. Il processo, però, è più complesso di quanto possa sembrare ad uno sguardo veloce: se è facile da un lato quantificare elementi come le risorse impiegate, dall’altro lo è molto meno farlo, ad esempio, con le attività di condivisione, ingranaggio fondamentale della circular economy.
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In Italia come in Europa, esistono già diversi modelli per la misurazione della circolarità, con gradi diversi di complessità. La sfida è riuscire a creare un unico indice di circolarità ma che possa dar conto di questi diversi elementi. E che possa tracciare sia dell’evoluzione nazionale che del lavoro svolto da aziende ed enti.
Tale indice, spiega la strategia nazionale, deve prendere a riferimento:
– la circolarità del flusso di risorse impiegate, che deve tenere conto di tutte le componenti in termini di materiali e energia rispetto al bilancio. In particolare l’ input (materiali e energia se da fonte rinnovabile; materiali da riciclo, riciclo permanente, riuso, ecc) e l’output (materiali destinati a riciclo, riuso o discarica).
– la circolarità della fase d’uso di un prodotto o prodotto-servizio, in un contesto di estensione della vita utile, numero di utilizzatori dello stesso prodotto, modelli di condivisione. Oltre a considerare i flussi di risorse impiegate (input – output), è opportuno valutare aspetti funzionali come l’efficienza energetica, i consumi idrici e l’impatto ambientale.
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“In questo modo è possibile arrivare ad ottenere un bilancio di circolarità relativo ad un prodotto, ad un servizio, ad una organizzazione o territorio, che evidenzia chiaramente costi e benefici per la gestione delle risorse. I risultati così ottenuti sono utili al di dare più trasparenza al mercato ed evitare informazioni ingannevoli che non esprimono con chiarezza cosa sia stato realmente fatto: l’obiettivo è di premiare le azioni più virtuose e smascherare quelle di green washing”.