I ricercatori di Synpol mirano a produrre biopolimeri riciclabili e biodegradabili a partire dai rifiuti urbani e dai fanghi di depurazione
(Rinnovabili.it) – Produrre bioplastica dai rifiuti organici in un processo economico e con ridotti consumi energetici. Questo l’obiettivo del progetto europeo Synpol nato per inaugurare un nuovo capitolo dell’economia circolare comunitaria. 15 partner europei sotto il coordinamento dello spagnolo Biological Research Centre hanno lavorato assieme per creare una piattaforma che integrasse la produzione biopolimeri con la fermentazione batterica di syngas, e la pirolisi dei rifiuti organici altamente complessi (urbani, commerciali, agricoli e fanghi di depurazione).
Il progetto è stato lanciato nel 2015, focalizzandosi su tecnologie già largamente impiegate per creare qualcosa di nuovo. Si parte dalla pirolisi, processo decomposizione termochimica in cui i rifiuti organici sono scaldati in assenza di ossigeno fino rompere le molecole e ottenere una miscela di idrogeno, monossido di carbonio e biossido di carbonio, nota anche come syngas. Questo trattamento richiede normalmente temperature particolarmente elevate e di conseguenza è associato ad alti costi energetici. Gli scienziati di Synpol, tuttavia, sono riusciti a dimostrare di poter spezzare il materiale organico con le microonde, producendo un syngas più economico e che, allo stesso tempo, possiede maggiori quantità di CO e idrogeno e livelli più contenuti di CO2.
I gas vengono quindi introdotti in bireattore contenete ceppi di batteri bioingegnerizzati per produrre “mattoncini chimici” (come il butandiolo e il succinato) e poliidrossialcanoati (PHA), che sono quindi trasformati in nuova bioplastica. Il risultato è il riciclo dei rifiuti biologici e chimici e delle materie prime in una vasta gamma di nuovi biopolimeri in un unico passaggio integrato.
Con i suoi processi efficienti ed efficaci per ottenere prodotti ricchi di carbonio da enormi quantità di rifiuti globali, il progetto è in grado di ridurre il peso delle discariche, riducendo emissioni e inquinamento associato ai prodotti a base biologica. Il lavoro ha ancora una lunga strada da percorrere davanti: i batteri funzionano ancora troppo lentamente, e l’output è troppo basso per essere economicamente sostenibile. Ma, spiegano gli scienziati coinvolti “siamo convinti che alla fine troveremo i batteri giusti per produrre la bioplastica”.