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Materie critiche: dal riciclo batterie l’UE può ottenere +50% di litio e cobalto 

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(Rinnovabili.it) – La transizione ecologica europea ha bisogno di materie prime critiche come litio, cobalto, titanio, bauxite, ed una serie di Terre rare dai nomi difficili da ricordare. Elementi essenziali per produrre le tecnologie della decarbonizzazione le cui fonti si trovano per lo più fuori dai confini comunitari e concentrate in pochi paesi. Basti pensare che oggi dalla Cina dipende il 98% della fornitura di Terre rare, dalla Turchia una percentuale identica di borato, mentre il Sud Africa è il principale fornitore di platino per l’Unione. Una dipendenza preoccupante che, con l’avanzare dei diversi percorsi di decarbonizzazione nel mondo, mette a rischio la transizione europea. Ma dagli analisti di cassa Depositi e prestiti (CDP) arriva la buona notizia: l’economia circolare può contribuire in maniera importante ad attenuare il disallineamento tra domanda e offerta.

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Nel brief dal titolo “Transizione ecologica e digitale: il punto sulle materie prime critiche”, presentato oggi, CDP illustra come il riciclo possa favorire l’autonomia strategia dell’UE. Ad esempio, gli analisti hanno stimato che attraverso il trattamento delle batterie auto esauste, l’Unione potrebbe soddisfare oltre la metà della domanda di litio (52%) e di cobalto (58%) della sua mobilità elettrica entro il 2040.

Per potenziare la produzione di materie critiche occorre sfruttare le cosiddette “miniere urbane” e i rifiuti prodotti dalle attività estrattive. “In particolare, offre potenzialità interessanti il riciclo dei prodotti tecnologici dismessi, in forte crescita e a elevata concentrazione di materie prime critiche, così come quello dei rifiuti estrattivi, in Italia stoccati in grandi quantità e possibile fonte alternativa di materie prime seconde”.

Riciclare di più e meglio accompagnando però l’impegno circolare con una serie di attività funzionali alla strategia di mitigazione dei rischi di approvvigionamento. CDP punta i riflettori su investimenti in tecnologie, capacità e competenze per gestire all’interno dei confini comunitari il ciclo di vita delle materie prime critiche, incrementando la resilienza degli ecosistemi industriali; il rilancio delle attività di estrazione mineraria in chiave sostenibile sul territorio comunitario; partenariati strategici che consolidino le relazioni commerciali con Paesi terzi ricchi di materie prime critiche.

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