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L’ENEA pubblica un processo per trasformare la plastica in petrolio

trasformare la plastica in petrolio
Foto di Beth Jnr su Unsplash

L’esperimento ha permesso di trasformare la plastica in petrolio prendendo l’energia dai gas prodotti durante il trattamento termo-chimico

(Rinnovabili.it) – Dalle spiagge e dai mari possiamo recuperare tonnellate di rifiuti e farne buon uso. Ad esempio, possiamo trasformare la plastica in petrolio. Ci è riuscito un team di ricercatori dell’ENEA, che ha messo a punto un processo capace di riconvertire oltre il 90% della plastica recuperata in mare e sulle spiagge in nuovo “petrolio” da utilizzare come combustibile o per produrre nuove plastiche, vernici, solventi e innumerevoli composti organici. 

I risultati sono stati pubblicati su ACS Sustainable Chemistry & Engineering, la rivista dell’American Chemical Society. “Abbiamo sottoposto campioni di plastica raccolta in mare a un particolare trattamento termo-chimico chiamato pirolisi”, spiega Riccardo Tuffi, ricercatore del Laboratorio ENEA di Tecnologie per riuso, riciclo, recupero e valorizzazione di rifiuti e materiali.

La pirolisi, secondo Tuffi, “consente di decomporre il materiale plastico di partenza in olio e gas ricchi di idrocarburi”. Il processo avviene a una temperatura al di sopra dei 400 °C e in assenza di ossigeno. Il risultato sono sostanze “potenzialmente sfruttabili per la produzione di nuovi combustibili e prodotti chimici”. 

“Per migliorarne ulteriormente resa e qualità – prosegue Tuffi – abbiamo utilizzato un catalizzatore ricavato dalle ceneri prodotte dagli impianti di gassificazione e di combustione del carbone”. Il campione di plastica preso in esame è stato convertito per l’87% in olio leggero e per l’8% in gas. I gas prodotti durante il trattamento termo-chimico, spiegano gli esperti, si sono dimostrati sufficienti a sostenere il fabbisogno energetico del processo. 

Il riciclo meccanico della plastica raccolta in mare e sulle spiagge risulta molto più complicato rispetto al trattamento dei rifiuti urbani. Si tratta infatti di materiali eterogenei composti da molti polimeri di forme e dimensioni diverse. Per questo i ricercatori propongono la pirolisi catalitica come opzione per il trattamento della plastica marina. Anche se Zero Waste Europe l’ha definita qualche giorno fa “una tecnologia tutt’altro che miracolosa, poco performante e ben lontana dall’essere una soluzione per l’economia circolare”.

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