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Le mosche che mangiano biscotti producono biolubrificanti

biolubrificanti
Via depositphotos.com

L’uso di biolubrificanti in agricoltura può ridurre l’uso di prodotti fossili

(Rinnovabili.it) – L’olio usato per produrre biscotti e altri prodotti da forno diventa materia prima per biolubrificanti e bioplastiche. L’idea è venuta all’ENEA, che con un gruppo di ricercatori ha brevettato il procedimento. L’istituto ha un laboratorio di tecnologie e processi per le bioraffinerie e la chimica verde, che ha lavorato utilizzando le mosche soldato. 

Le larve di questi insetti, infatti, sono in gradi di ingerire l’olio presente nei biscotti (di solito si tratta di olio di semi di girasole) senza metabolizzarlo. Di conseguenza, “restituiscono un residuo digerito, utile per la produzione di compost e fertilizzanti per la crescita delle piante”, spiega la ricercatrice Silvia Arnone.

L’utilizzo degli insetti nell’industria alimentare sta crescendo dopo il via libera europeo alla commercializzazione delle farine di grillo e altri prodotti. Le mosche soldato sono un altro animale che viene descritto come utile per questo settore, ma ora lo studio dell’ENEA mostra che potrebbero essere impiegate in altre applicazioni.

L’esperimento dell’ENEA

Gli insetti, nell’esperimento, vengono nutriti dai ricercatori con gli scarti dei prodotti da forno. Si tratta della porzione di prodotti che restano invenduti, oppure che non sono commercializzabili perché poco cotti, bruciati, spezzati o in scadenza. L’olio usato nei biscotti mantiene caratteristiche di alta qualità. Una volta assunto, viene convertito in biomasse organiche dalle larve di mosca soldato, che accumulano nel proprio corpo proteine e lipidi utili per i mangimi. 

“Per l’applicazione del metodo è stato ideato un dispositivo, chiamato splitterspiega l’ENEA in una nota – costituito da un contenitore con griglia forata e un condotto per il convogliamento e la raccolta dell’olio, dove vengono collocati insieme il composto da frazionare e le larve immature”.

“L’olio alto oleico può essere utilizzato per la produzione di biolubrificanti per uso agricolo, di monomeri per le bioplastiche e di bioerbicidi e può essere trasformato in polioli per la produzione di poliuretani – spiega l’ENEA – Tutti questi prodotti a base biologica hanno un’impronta di carbonio più favorevole rispetto ai prodotti di origine fossile”.

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