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L’Italia del riciclo promuove il COOU

L’Italia del riciclo promuove il COOU

 

(Rinnovabili.it) – La produzione nazionale di oli lubrificanti è andata costantemente diminuendo, mentre il tasso di raccolta del COOU, il Consorzio obbligatorio degli oli usati, è rimasta pressoché stabile negli ultimi 30 anni. Questo fa sì, come nota il rapporto “L’Italia del riciclo”, pubblicato ieri da Fise-UNIRE e Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, attualmente questo rifiuto venga recuperato quasi totalmente.

«La previsione di consumo nazionale di olio minerale – descrive il rapporto – era stata stimata per il 2014 pari a 400 mila tonnellate, in vista di una ripresa dell’economia che però slitta ancora. Così l’anno 2014 si è chiuso con una flessione dei consumi del 3% rispetto all’anno precedente, registrando il valore più basso degli ultimi 40 anni». Le tonnellate immesse al consumo, dunque, sono state 383 mila. Di queste, 174 mila provengono dal settore dell’autotrazione, cresciuto dello 0,5% sul 2013, mentre il comparto industriale ha segnato un deciso calo (-5,8%), passando dalle 222 mila tonnellate del 2013 alle 209 mila del 2014.

 

L’Italia del riciclo promuove il COOU 3«La raccolta dell’olio usato ha seguito l’andamento al ribasso delle immissioni al consumo dell’olio lubrificante, registrando un calo del 2% con valori in tonnellate che passano dalle 171.220 del 2013 alle 167.412 del 2014», spiega il dossier. Si recupera, pertanto, il 44% dell’immesso al consumo. Un  valore positivo secondo gli analisti, in quanto l’olio, per buona parte, si distrugge durante l’uso attraverso la combustione. Questo significa che l’olio raccoglibile si attesta intorno al 45-50% dell’immesso al consumo, e la raccolta sfiora il 100%. Nessuno in Europa fa meglio di noi.

Se il quadro italiano si fraziona tre macro-aree, il Nord si conferma al primo posto nella raccolta degli oli usati, registrando rispetto al 2013 un incremento di 1,4% della quota di raccolta nazionale e attestandosi al 61%. Segue il Sud, conta per il 20%, rallentando rispetto alla leggera crescita vissuta nel 2013. Sul terzo gradino del podio, con un lieve calo, il Centro Italia, con il 19% della raccolta totale.

 

Come si ricicla l’olio lubrificante

L’olio lubrificante usato può essere sottoposto principalmente a tre trattamenti, a seconda delle caratteristiche qualitative. Le destinazioni finali sono:

– Rigenerazione,

– Combustione,

– Termodistruzione.

 

La rigenerazione elimina i residui carboniosi e gli ossidi metallici presenti negli oli usati. Il processo di lavorazione, presso raffinerie autorizzate, consente di trasformare questi rifiuti in una base lubrificante con caratteristiche qualitative molto simili a quelle di prima raffinazione. Oltre agli oli base, tuttavia, la rigenerazione produce gasolio, combustibili, additivi per bitumi e zolfo. Nel 2013, la quantità di oli usati lavorata presso le raffinerie è stata pari a 173.636 tonnellate, dalle quali sono state ricavate 111.063 tonnellate di basi rigenerate, con un +9% rispetto all’anno precedente.

 

La combustione degli oli usati non rigenerabili, dettaglia il rapporto, «avviene all’interno di impianti (cementifici) autorizzati a utilizzare alcune tipologie di rifiuto speciale in sostituzione di combustibili tradizionali, in modo tale da poterne sfruttare il potere calorifico, che mediamente è pari a 8.500 kcal/kg». Nel 2013, sul territorio nazionale, sono state bruciate 9.382 tonnellate di oli usati, mentre nel 2014 il quantitativo è salito a 15.974.

 

La termodistruzione è il trattamento che il COOU riserva a quegli oli usati che contengono sostanze inquinanti difficilmente separabili, e che pertanto ne rendono impossibile il recupero. La termodistruzione permette di eliminare definitivamente le sostanze nocive presenti nell’olio. La quantità di olio eliminato con questa tecnologia è stata di 212 tonnellate, in calo rispetto alle 316 del 2013.

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