Presentato il rapporto Italia del riciclo 2017
(Rinnovabili.it) – È un 2017 complesso ma positivo quello vissuto dall’industria nazionale del riciclo. In questi 12 mesi il settore è cresciuto, consolidando la posizione italiana tra le eccellenze europee. A dimostrarlo sono i numeri dello studio annuale e realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da FISE Unire (l’Associazione che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e presentato stamane nel capitale. “L’Italia del Riciclo 2017″, questo il nome del report, analizza filiera per filiera l’evoluzione del settore: dagli imballaggi ai rifiuti organici, passando per i RAEE, i tessuti e gli oli esausti. La fotografia che ci restituisce è quella di un comparto sano ma che non ha espresso a pieno le sue potenzialità. Esistono ancora importanti nodi da sciogliere e sfide da affrontare.
I primi riguardano direttamente le dinamiche del mercato: oggi le materie prime costano meno di quelle rigenerate. Ciò significa che buttare è più conveniente del recuperare. Per un settore che non gode di forme di sostegno questo vuol dire dover lottare ad armi impari contro la classica economia lineare.
In alcuni casi, tuttavia, è la normativa ad essere carente. Gli impianti di recupero possono trasformare i rifiuti in nuovi prodotti solo se esistono degli specifici criteri fissati da regolamenti comunitari o decreti ministeriali. Per molti prodotti, come ad esempio quelli assorbenti per la persona, questi criteri ancora non esistono, bloccando di fatto qualsiasi attività di riciclaggio. Il problema dovrebbe essere risolto da una nuova serie di provvedimenti ministeriali, i cosiddetti decreti End of Waste, di cui si attende la pubblicazione. Il Minambiente ha già redatto quello sul fresato d’asfalto e quello sulla gomma derivante da pneumatici fuori uso (oggi in attesa dell’approvazione della Commissione Europea). All’esame dell’ISPRA ci sono invece le schede tecniche per il recupero di materia dai pannolini, dal piombo contenuto nelle batterie per auto, dai rifiuti da demolizione e costruzione e dalla vetroresina, con particolare riferimento alle imbarcazioni.
A sfidare il comparto sarà invece il nuovo pacchetto sull’Economia circolare preparato dalla Commissione Europea: per il mondo riciclo significherà nuovi e più ambiziosi obiettivi da raggiungere e soprattutto la contemporanea adozione di modalità uniformi per il calcolo del riciclato.
I dati dell’industria italiana del riciclo
In questo clima decisamente sfidante, l’Italia tiene la testa alta.
Anche nel 2016, nelle diverse filiere nazionali degli imballaggi, il riciclo si è mantenuto su un buon livello, arrivando a trattare il 67% dell’immesso al consumo. Le migliori performance? Quelle della filiera della carta e dell’acciaio, con un tasso di recupero rispettivamente pari all’80 e al 77,5%.
Cresce anche la filiera dell’organico (41,2%), la frazione più “pesante” nei rifiuti urbani avviati a recupero e quella dei rifiuti di apparecchi elettrici ed elettronici (RAEE) che ha raggiunto i 3,5 kg per abitante l’anno (l’85% dei quali destinato a recupero energetico o di materia). Inoltre è stato raccolto il 39% dell’immesso al consumo di pile e accumulatori portatili. Si conferma l’eccellenza italiana degli oli minerali usati, con oltre il 99% degli oli gestiti avviati a rigenerazione, mentre cresce anche la raccolta degli oli vegetali esausti che tocca le 65 mila tonnellate (+5% vs 2015).