(Rinnovabili.it) – La circular economy ha messo radici forti in Italia e i numeri de L’Italia del Riciclo 2016 lo dimostrano. Il rapporto realizzato da FISE Unire e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile è stato presentato questa mattina a Roma e conferma un settore in crescita, nonostante l’attuale contesto di crisi economica. Lo scorso anno il riciclo degli imballaggi ha registrato è aumentato del 5% in termini assoluti recuperando 8,2 milioni di tonnellate di rifiuti, contro le 7,8 del 2014 e le 7,6 del 2013.
Un segno positivo che contraddistingue quasi tutte le filiere, se si esclude quella dell’alluminio (la cui percentuale di recupero rimane comunque sul 70%): bene, dunque, carta (l’80% dei rifiuti è riciclato), acciaio (73,4%), vetro (71%) plastica (41%) e legno (61%). E per le ultime due la percentuale è in crescita di 2-3 punti su base annuale rispetto a quanto è immesso a consumo.
“Il Rapporto evidenzia come l’Italia abbia compiuto notevoli progressi nel campo del riciclo”, ha dichiarato Andrea Fluttero, Presidente di UNIRE, “grazie a un settore virtuoso e dinamico; una vera circolarità delle risorse non è stata ancora pienamente realizzata”. I problemi persistono, ma esiste anche la strategia per risolverli: oggi il comparto chiede regole che siano certe, chiare e stabili nel tempo, unitamente ad una semplificazione complessiva del settore sono due degli elementi cardine su cui deve concentrarsi il lavoro si sviluppo della economia circolare italiana. A ciò si aggiunge, spiega Fluttero “la necessità di una migliore definizione del sistema consortile, che deve diventare sempre più sussidiario al mercato, il problema delle esportazioni e la necessità di sviluppare ricerca ed innovazione tecnologica”.
La nuova analisi dell’Italia del Riciclo 2016
L’Italia del Riciclo quest’anno ha proposto per la prima volta un’analisi sulla produzione nazionale di materie prime seconde derivanti da carta, vetro, plastica, legno e organico. Dall’analisi svolta sulla banca dati MUD (Modello Unico di Dichiarazione Ambientale) è stato possibile rilevare una produzione complessiva di materiali secondari per queste cinque filiere pari a 10,6 milioni di tonnellate nel 2014, che risulta, sulla base di un campione dei dati trasmessi nel 2016, in crescita del 2% nel 2015.
La lavorazione dei rifiuti finalizzata a generare nuovi materiali di tipo secondario ha una resa, calcolabile come rapporto tra la quantità in output e quella in input, che si differenzia a seconda del raggruppamento merceologico considerato. Il valore di rendimento più alto sfiora il 90% e riguarda la carta: questo vuol dire che mediamente a livello nazionale, sottoponendo a operazioni di recupero 100 kg di rifiuti (tipici e, in quota parte, misti), si ottengono circa 90 kg di materiali secondari classificabili come carta. Per vetro, plastica e legno la resa media si aggira tra il 75% e l’80%, mentre il valore minimo si registra per l’organico e si attesta al di sotto del 27%, conseguentemente alle peculiarità chimicofisiche della matrice.