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L’insegnamento dell’impero romano nella gestione dei rifiuti

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Foto di Andrea Albanese da Pixabay

di Alessandro Maria D’Amati

Il Museo Archeologico di Napoli ospita le cosiddette “Tavole di Eraclea”, ossia delle tavole di bronzo sulle quali è incisa anche la legge di Giulio Cesare del 45 a.C. sull’organizzazione dei municipi (tra cui, appunto, Eraclea in Basilicata). La Lex Iulia Municipalis dimostra l’attenzione dell’Imperatore Giulio Cesare al tema della vita urbana e al benessere degli abitanti delle città collegate a Roma.

Le Tavole di Eraclea

Nelle Tavole di Eraclea si riporta la normativa sui rifiuti in vigore nell’impero di Cesare. A ben vedere la civiltà romana – prima durante e dopo Cesare – ha sempre dimostrato attenzione al tema dei rifiuti liquidi e solidi urbani. Le reti di cloache (dalla radice greca κλύζω : «lavare, pulire») raccoglievano le acque sia piovane che reflue e le convogliavano al fiume o direttamente al mare: in questa maniera le città potevano rimanere luoghi salubri a vantaggio della prosperità di tutti e di ciascuno. Il riciclo ed il recupero di materiali erano prassi comuni per la maggior parte dei singoli cittadini: gli scarti alimentari nutrivano gli animali, gli oggetti metallici dismessi venivano riforgiati, le ceneri erano usate per lavare i tessuti. Tuttavia, i comportamenti incivili di alcuni e l’aumento della densità di popolazione nelle città (nel I sec. a. C. Roma contava 1 milione di abitanti) fecero nascere il tema della gestione dei rifiuti urbani e il bisogno di una normazione.

La responsabilità del cittadino romano nella gestione dei rifiuti

La regolamentazione di Giulio Cesare sui rifiuti consegna al cittadino romano la responsabilità della soluzione al tema della spazzatura. Si legge infatti sulle Tavole di Eraclea: “Ogni proprietario di una proprietà che si affaccia sulle strade di Roma o su strade entro un miglio da Roma, su cui vi è un insediamento continuo ora o in futuro, manterrà tale porzione di strada pulita”. Il legislatore romano appare convinto che le cose pubbliche non possono migliorare senza il contributo fattivo del singolo abitante: la legge ha valore persuasivo e non solo valore coercitivo. I cittadini non possono totalmente demandare agli enti pubblici la gestione del decoro urbano e della sanità delle strade, ma devono fare la loro parte come atteggiamento del tutto normale. L’immondizia nelle strade di Roma non è di Cesare ma è del cittadino che l’ha prodotta e che deve farsene carico in una maniera o nell’altra.

In un altro punto delle tavole di Eraclea si legge: “Se è conveniente che un contratto di manutenzione stradale sia stipulato in conformità con questa legge, l’edile che dovrebbe farlo correttamente aggiudicherà l’appalto per la manutenzione di questa strada attraverso il questore urbano”. Cesare introduce una novità normativa inedita: lo Stato può appaltare a privati il compito di gestire i rifiuti dalle aree pubbliche. Il cittadino fa la sua parte. Il governo centrale fa la sua parte (gli edili nel I sec. a.C. erano funzionari statali per il controllo di strade, mercati e giochi pubblici). Il privato fa la sua parte. L’introduzione di un soggetto appaltatore all’interno della gestione dei rifiuti urbani non depotenzia il ruolo statale né deresponsabilizza il privato cittadino. Nasce una squadra orientata allo scopo: 

Smaltire i rifiuti e rendere più vivibili le città e l’ambiente

Ci giunge un insegnamento ed un incoraggiamento dai nostri predecessori. Siccome i rifiuti sono prodotti da tutti, allora i rifiuti devono essere “presi in carico” responsabilmente da tutti. Il cittadino che conferisce il rifiuto, è responsabile di averlo minimizzato a monte ed è responsabile di consegnarlo correttamente ai trattamenti a valle. Tra i cittadini, lo Stato e le aziende private si può creare un’alleanza, perché a partire da un problema si possa giungere ad una soluzione ed anche a una opportunità di benessere e valore.

Il paradigma Waste-to-Chemical di NextChem, secondo il quale i rifiuti tornano ad essere sostanze per una chimica sostenibile, è l’idea di un soggetto privato per fronteggiare un tema pubblico con ricadute benefiche sul cittadino e sull’ecosistema. Il Combustibile Solido Secondario (CSS) e la plastica non riciclabile (Plasmix) non sono destinati a sparire nelle discariche o negli inceneritori: essi possono essere convertiti in Idrogeno e Monossido di Carbonio quali precursori di una serie di nuovi prodotti (come detergenti e diluenti) utili alla vita di tutti i giorni. L’interazione tra CSS, Plasmix e Ossigeno ad alta Temperatura genera il gas di sintesi che è il motore dell’economia circolare applicata al comparto dell’igiene ambientale. La soluzione Waste-to-Chemical permette all’atomo di “Carbonio scartato” di continuare a svolgere il suo servizio di atomo di “Carbonio riutilizzato”, senza trasformarsi in gas serra ampiamente responsabile dei cambiamenti climatici in atto.

Grazie all’implementazione di una tecnologia Waste-to-Chemical, sono tutti a vincere! Vince il singolo cittadino che desidera dare una svolta al tema annoso dei rifiuti urbani. Vince lo Stato, che ha il compito di salvaguardare la salute dei cittadini e favorire il progresso collettivo. Vince l’intraprendenza dell’azienda privata che non accetta di veder mettere l’immondizia sottoterra ma si propone sulla scena per convertire i rifiuti in nuovo valore materiale ed occupazionale. 

La storia romana passata ci insegna. Il presente ci interpella.