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Ora si riciclano anche le ingessature: nuova tecnica sviluppata in India

ingessature

 

La nuova soluzione è in grado di degradare anche i biofilm che si formano sopra le ingessature

(Rinnovabili.it) – Il gesso del braccio rotto? Ora si ricicla. Un gruppo di scienziati indiani ha sviluppato una tecnica per recuperare i rifiuti da ingessature degli ospedale in maniera economica.

Stiamo parlando di un materiale versatile, solido, diffusissimo ed economico. Una sostanza naturale che, solo con l’aggiunta d’acqua, rinnova le caratteristiche della roccia dalla quale proviene. I dintorni di Parigi ne erano pieni, da qui il nome di Plaster of Paris, e il chimico Lavoisier già nel diciottesimo secolo scoprì le sue qualità fertilizzanti per l’agricoltura. Si tratta, al contempo, di un rifiuto pericoloso che fino ad oggi è stato sempre incenerito. A maggior ragione quando proviene da usi sanitari, per l’ingessatura o per eseguire calchi in odontoiatria, e contiene batteri. Ora però il gesso potrebbe scoprire la strada dell’economia circolare.

 

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Gli esperti del laboratorio chimico nazionale di Pune e dell’Istituto di tecnologia chimica di Mumbai assicurano che il nuovo metodo di riciclo è semplice e, soprattutto, non tossico. Il processo funziona nel seguente modo: prima si disinfettano i rifiuti di gesso, poi li si converte in nuove materie prime utili, come il solfato di ammonio. L’intero processo avviene a temperatura ambiente e permette di ottenere, tra l’altro, materiale per la produzione di polvere per estinguere gli incendi e fertilizzanti azotati. Inoltre, la produzione di carbonato di calcio può essere utile alla produzione di acciaio.

 

“La soluzione al 20% di bicarbonato di ammonio mostra anche proprietà antibatteriche e antimicotiche – spiega Mahesh Dharne, supervisore del progetto – Potrebbe uccidere i microbi del 99,9% presenti nei campioni di rifiuti gesso entro tre ore.” Secondo il dottori Mahesh Dharne la nuova soluzione è in grado di degradare anche i biofilm che si formano sopra il gesso. “Questo metodo può rivelarsi utile nei villaggi e nelle aree remote in cui non sono disponibili impianti di smaltimento dei rifiuti biomedici”, spiega Dharne. I risultati dello studio sono stati pubblicati sull’International Journal of Environmental Science and Technology.

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