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Il Governo studia nuovi incentivi all’economia circolare italiana

economia circolare italiana

economia circolare italiana

 

 

(RInnovabili.it) – Come supportare il nuovo modello di economia circolare italiana? Quali incentivi e strumenti fiscali mettere in campo per accelerare la transizione sia dal lato industriale che da quello dei consumatori? Queste alcune delle domande che si è posto il Governo e che ora rigira agli stessi italiani. Negli scorsi giorni infatti il Ministero dell’Ambiente ha aperto la consultazione sul documento “Verso un modello di economia circolare per l’Italia”, elaborato con cui si definisce il primo inquadramento generale dell’Italia in tema di circular economy.

 

“Obiettivo della consultazione online – spiegano i ministri dell’ambiente Gian Luca Galletti e dello sviluppo economico Carlo Calenda –è, raccogliere in piena trasparenza i contributi di tutti gli organi istituzionali competenti, le imprese, gli esperti e i cittadini che sono quotidianamente coinvolti sul tema dell’economia circolare al fine di arrivare alla elaborazione di un documento che sia il frutto di un processo condiviso e partecipato”.

 

Uno dei capitoli del documento è dedicato agli strumenti di natura economica adoperabili per favorire il passaggio al nuovo modello economico. “Le imprese  – si legge –  evidentemente rappresentano il principale attore potendo modificare i loro processi produttivi e prodotti in favore di una loro maggiore sostenibilità. Tuttavia, anche i consumatori sono protagonisti del cambiamento, dal momento che l’aumento della domanda di prodotti e servizi compatibili con l’ambiente è un ulteriore incentivo per le imprese a migliorare le proprie prestazioni ambientali”.

 

E se per i primi si prendono in considerazione incentivi che favorisca il riutilizzo di materie prime seconde, ecodesign e produzione sostenibile, per le famiglie italiane ci si focalizza soprattutto sulla fase di consumo.

 

Incentivi e leve fiscali per un’economia circolare italiana

Per i consumatori il documento propone di spostare il carico fiscale dal reddito ai consumi, creando tuttavia un differenziale di tassazione tra quelli “sostenibili” e “non sostenibili”, in base alle caratteristiche del prodotto e del processo produttivo, anche operando (ma non esclusivamente) sulle aliquote IVA. “Inoltre sarebbe opportuno favorire una più ampia diffusione di schemi pay-as-you-throw” che, laddove sono stati applicati, hanno dato ottimi risultati facendo lievitare i tassi di riciclo fino a sfiorare il 90% in alcuni comuni come nel caso emblematico di Treviso”. Tra le proposte anche quella di tornare a schemi di “vuoto a rendere”, come previsto in via sperimentale dall’art. 39 della Legge 28 Dicembre 2015, n. 221.

 

Per le imprese invece l’attenzione è tutta rivolta alle tecnologie di produzione e l’ipotesi al vaglio è quella di trasferire una parte del carico fiscale dal fattore lavoro a quello delle risorse naturali, “con la possibilità di ottenere un doppio dividendo, ovvero riduzione dell’impatto ambientale e miglioramento dell’efficienza economica”.

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