(Rinnovabili.it) – La filiera italiana dell’alluminio può fare scuola in Europa e nel mondo. Questo almeno è quanto emerge dai dati diffusi dal CIAL, il Consorzio di settore, il 15 settembre a Roma. In Italia, secondo le stime del gruppo, il 100% della produzione di materia prima viene da alluminio riciclato. Evitare una produzione ex novo permette, afferma il consorzio, un risparmio energetico di circa il 95% ed evita emissioni pari a 423 mila tonnellate di CO2.
Grazie alla leggerezza del materiale, inoltre, il packaging in alluminio rappresenta solo lo 0,5% del peso del packaging complessivo immesso sul mercato. In numeri assoluti si tratta di 81.800 tonnellate (lattine, vaschette, scatolette, bombolette, tubetti, foglio sottile e molto altro) su un totale di oltre 14.5 milioni di tonnellate complessive derivate dai sei principali materiali di imballaggio. Negli ultimi vent’anni, inoltre, il settore ha lavorato per ridurre ulteriormente il peso dei contenitori. Oggi il peso di una lattina per bevande da 33 cl è passato di 12,2 grammi, mentre nel 2000 era di 14.
L’efficientamento a monte della filiera, però, deve andare di pari passo con una corretta gestione a fine vita. Solo così è possibile ottenere quantità costanti di alluminio riciclato da rimettere sul mercato sotto forma di imballaggi. Anche da questo punto di vista, i dati forniti dal CIAL mostrano una buona performance. In Italia nel 2022 è stato avviato a riciclo il 73,6% degli imballaggi in alluminio immessi sul mercato, pari a 60.200 tonnellate. Con questi numeri, siamo già oltre gli obiettivi comunitari fissati per il 2025 (50%) e il 2030 (60%). L’efficienza maggiore si ha nel segmento delle lattine in alluminio per bevande, dove l’avvio a riciclo è pari al 91,6%. Non male per un paese che è il primo produttore europeo di alluminio riciclato, sia per quantità di produzione sia in termini di rottame impiegato.
“Un risultato da record”, recita infatti la nota di CIAL, “in linea con quello dei paesi i cui sistemi sono basati sul deposito cauzionale e di gran lunga superiore al tasso medio di riciclo europeo del 73%”.
Giusi Carnimeo, direttrice generale di CIAL, spiega che “l’alluminio è un materiale con caratteristiche intrinseche straordinarie. Impiegato per realizzare milioni di prodotti è riciclabile al 100% e all’infinito. È infatti in grado di conservare in eterno le sue proprietà strutturali. Basti pensare che oltre il 75% dell’alluminio da sempre prodotto è tutt’ora in circolo”. Nonostante i buoni numeri, si può fare di meglio, specialmente nel segmento dei rifiuti ingombranti. Occorre infatti aumentare la massa complessiva del materiale raccolto e ridurre le “perdite di materiale”, perché a fronte di una potenziale presenza di circa 167 mila tonnellate di alluminio nei rifiuti urbani, vi è una “perdita” di circa 65 mila tonnellate, cioè circa il 40% del totale.