Con le nuove restrizioni imposte dalla Cina, gli USA ora guardano al riciclo della grafite che compone il 30% delle batterie per EVs
Così il riciclo della grafite trasforma un sottoprodotto in materia prima seconda
(Rinnovabili.it) – C’è un materiale fino ad oggi trascurato nei processi di riciclo delle batterie al litio. È la grafite. Industrie e governi se ne stanno accorgendo in tutto il mondo occidentale, ma soprattutto negli USA, dove il riciclo della grafite potrebbe rappresentare un settore emergente. Da ottobre infatti la Cina ha applicato nuove restrizioni commerciali a Washington che stanno portando questo minerale sempre più in alto nell’agenda della Casa Bianca.
Forte del suo ruolo di primo player in segmenti della filiera come l’estrazione di grafite, la produzione di grafite sintetica e la fabbricazione degli anodi delle batterie, la Cina sta rendendo sempre più costoso l’approvvigionamento agli americani. Che quindi guardano al mercato interno. L’apertura di nuove miniere e strutture di produzione potrebbe richiedere anni. Perciò alcuni riciclatori statunitensi di batterie stanno ora focalizzando l’attenzione sul riciclo della grafite dalle batterie come soluzione più rapida.
Da sottoprodotto a risorsa
La grafite costituisce fino al 30% del peso di una batteria per auto elettriche. Spesso viene trattata come un sottoprodotto nel riciclo tradizionale, bruciata per ottenere energia o destinata alla discarica. Adesso è improvvisamente diventata più interessante. Così il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti sta investendo decine di milioni di dollari in iniziative per superare le barriere tecniche ed economiche.
Aziende come American Battery Technology Company, Ascend Elements e Princeton NuEnergy stanno sviluppando vari processi di riciclo della grafite. La prima separa fisicamente la grafite da altri materiali delle batterie, utilizzando poi trattamenti chimici e termici per ripristinarne la struttura originale. Ascend Elements impiega un processo chimico chiamato “hydro-to-anode”, ottenendo una purezza del 99,9%. Princeton NuEnergy sta invece esplorando il riciclo diretto, distruggendo le batterie e utilizzando processi di separazione fisica per distinguere i materiali, compresi quelli dei catodi e degli anodi. Ciò che rimane dei catodi viene quindi trattato in reattori a bassa temperatura per rimuovere contaminanti. In seguito viene ripristinata la struttura originale.
Con le preoccupazioni per la catena di approvvigionamento che accelerano la ricerca di alternative, l’ottimizzazione dei processi di riciclo della grafite potrebbe finalmente decollare. Non solo per garantire la fornitura, ma anche per ridurre gli impatti ambientali legati alla produzione delle batterie. L’Europa dovrebbe prendere esempio.