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Il giusto mix per un calcestruzzo sostenibile con materiali riciclati

Utilizzare cemento e aggregato vetroso nelle proporzioni adeguate permette di ottenere un calcestruzzo sostenibile e performante

calcestruzzo sostenibile
Foto di Ricardo Gomez Angel su Unsplash

Dalla Flinders University la ricetta per un calcestruzzo sostenibile che mantiene le proprietà meccaniche

(Rinnovabili.it) – Il filone di ricerca sul calcestruzzo sostenibile realizzato con materiali riciclati si arricchisce di una nuova invenzione. Il merito è degli esperti della Flinders University, che hanno sviluppato un prodotto ad alte prestazioni che supera i problemi di durabilità che affliggono alcune combinazioni di ingredienti riciclati.

L’utilizzo di cemento e aggregato vetroso a volte provoca una reazione alcali-silice che causa il degrado chimico del calcestruzzo. Utilizzando una miscela di scorie d’altoforno granulate macinate (prodotte quando le scorie di ferro fuse dell’altoforno vanno a riempire un bacino d’acqua) e ceneri volanti come materiali leganti. L’obiettivo era mitigare gli effetti negativi della reazione alcali-silice sulle proprietà meccaniche e durabilità del calcestruzzo realizzato con vetro frantumato. 

La ricerca ha rilevato che le ceneri volanti sono più efficaci delle scorie d’altoforno nel risolvere il problema. Un mix del 20% di scorie e 30% di ceneri volanti ha dimostrato che il materiale riesce a mantenere proprietà meccaniche e di assorbimento d’acqua simili al calcestruzzo con sabbia naturale. Invece, un’elevata percentuale di scorie d’altoforno ha mostrato una diminuzione della resistenza e un aumento dell’assorbimento d’acqua.

Per trovare il giusto mix, i ricercatori sono andati per tentativi. La sostituzione della sabbia naturale con sabbia di vetro ha provocato una diminuzione rispettivamente del 37% e del 20% delle resistenze a compressione e flessione del calcestruzzo. Con l’incorporazione del 30% di ceneri volanti, invece hanno visto un aumento del 18% e del 10%. Le ceneri sono utili anche per migliorare la resistenza alla penetrazione dei cloruri nelle strutture in calcestruzzo, ma solo in una percentuale pari a circa il 20%.

Nelle giuste proporzioni, secondo i ricercatori, questa tecnologia ha un potenziale per diverse applicazioni in cui attualmente vengono utilizzate sabbia o ghiaia naturale. Ad esempio, la costruzione di strade, progetti paesaggistici e infrastrutturali. Utilizzarla più diffusamente potrebbe contribuire a un ambiente edificato più sostenibile e all’economia circolare.