La raccolta, primo step da seguire per gestire al meglio il recupero di olio lubrificante usato, è operata dal COOU attraverso una rete di 72 aziende distribuite in tutta Italia; raccolti in 30 anni 5 mln di tonnellate di lubrificanti esausti
(Rinnovabili.it) – Un’operazione che non solo contribuisce alla protezione dell’ambiente, ma che garantisce anche considerevoli vantaggi economici. La raccolta di olio lubrificante usato è il primo di una serie di step indispensabili a garantire il corretto recupero e riciclo di un rifiuto che per legge viene definito pericoloso, ma che invece può rivelarsi un’ottima risorsa da sfruttare. Tutti i motori a combustione interna di automobili, moto, mezzi navali, veicoli industriali o agricoli, infatti, hanno bisogno di olio lubrificante per il loro corretto funzionamento; con l’usura e il passare del tempo, però, l’olio lubrificante si consuma, perdendo quelle caratteristiche chimico-fisiche per cui era stato impiegato e per questo deve essere sostituito. Ma dove finisce il quantitativo di olio lubrificante usato una volta che sarà “rimpiazzato” dall’olio lubrificante nuovo?
A gestire una corretta operazione di recupero e riciclo di questa particolare tipologia di rifiuto-risorsa è il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati (COOU), il primo ente ambientale che in Italia si è dedicato alla raccolta differenziata. Istituito con il Decreto del Presidente della Repubblica 691 del 1982 per rispettare quanto richiesto dalla Direttiva comunitaria 75/439, il Consorzio garantisce una corretta gestione degli oli lubrificanti usati attraverso una struttura pubblica-privata, che vede coinvolti 4 Ministeri della Repubblica italiana (Ambiente, Sviluppo Economico, Salute ed Economia e Finanze) e le imprese (anche importatori) che immettono sul mercato oli lubrificanti, con una responsabilità gestionale privatistica, attualmente presieduta da Paolo Tomasi. Il Consorzio si avvale di una rete di raccolta distribuita in tutta Italia e costituita da 72 aziende; ogni azienda della rete raccoglie con i propri automezzi gli oli usati prodotti e li stocca in appositi depositi, in attesa di stabilire se siano adatti alla rigenerazione o se siano irrimediabilmente inquinati e debbano quindi essere termodistrutti e smaltiti.
La raccolta è gratuita per chi detiene l’olio lubrificante usato non inquinato. Il principio che regola l’organizzazione consortile, infatti, è quello del “chi inquina paga”, motivo per cui i costi che il Consorzio deve sostenere per svolgere le proprie attività sono annualmente coperti dalle imprese consorziate, proporzionalmente ai loro volumi di vendita (al netto dei ricavi della vendita dell’olio usato). Telefonando al numero verde dedicato che il COOU ha istituito (800 863 048), l’utente potrà avere informazioni sul centro di raccolta più vicino e liberarsi una volta per tutte dell’olio lubrificante usato accumulato.
In 30 anni di attività il COOU è riuscito a raccogliere 5 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato, di cui la maggior parte rigenerabile (4,5 milioni di tonnellate), impiegabile quindi nella produzione di olio base; una piccola parte, invece, le restanti 540.000 tonnellate, viene ceduta ai cementifici per essere utilizzata al posto dei combustibili fossili. Ottimi anche i risultati che il Consorzio ha raggiunto nel 2013: delle 396.000 tonnellate di oli usati che lo scorso anno sono state immesse al consumo, ne sono state raccolte 171.400, ovvero la quasi totalità del potenziale raccoglibile.
Nonostante l’attività di raccolta venga continuamente ottimizzata e sia notevolmente migliorata rispetto ai primi anni di attività, c’è ancora una piccola percentuale di olio lubrificante usato che sfugge alla raccolta. Perché? Attraverso un’indagine specifica, il Consorzio ha potuto constatare che la quantità che oggi non si riesce a raccogliere dipendono sia dal settore industriale sia dal fai da te: nel primo caso, viene impropriamente utilizzato come combustibile; nel secondo caso, invece, rientrano tutti quei comportamenti scorretti, legati al cambio dell’olio nell’autotrazione, nella nautica o in agricoltura, che purtroppo è difficile gestire e arginare proprio perché non passano attraverso centri specializzati e autorizzati a questo genere di operazioni. È qui, infatti, che il Consorzio concentra i maggiori sforzi, per cercare di educare i cittadini, erroneamente convinti che piccole quantità di olio lubrificante usato disperse nell’ambiente non siano dannose.