Al III FORUM RIFIUTI, organizzato a Roma da Legambiente, Editoriale La nuova Ecologia e Kyoto club, si è tenuto il Workshop “L’economia circolare made in Italy”
(Rinnovabili.it) – Sarebbero 199mila, secondo una stima prudenziale, i nuovi posti di lavoro creati in Italia dall’economia circolare, al netto dei posti persi a causa della crisi del modello produttivo precedente.
La prevenzione dei rifiuti, la rigenerazione, la riparazione e il riciclaggio possono generare risparmi netti per le imprese europee pari a 600 miliardi di Euro, ossia l’8% del fatturato annuo, riducendo nel contempo l’emissione di gas serra del 2/4% (valutazione della Commissione Europea del Luglio 2014).
Ne hanno parlato a Roma il 21 giugno, nel corso della prima giornata della terza conferenza nazionale dei rifiuti, organizzata alla Casa del Cinema da Legambiente, Barbara Degani, Sottosegretario del Ministero dell’Ambiente, Chiara Braga, membro della Commissione Ambiente della Camera, Rossella Muroni, Presidente Legambiente, Paolo Tomasi, Presidente del Consorzio Olii Usati, moderatore Enrico Fontana.
Tomasi ha presentato una breve relazione sull’attività svolta fin dal 1984 e ha rivendicato il giusto merito di aver introdotto l’economia circolare oltre trent’anni fa. Ha ricordato che, grazie all’impegno del Consorzio, da tempo in Italia il ritiro degli oli esausti è gratuito, mentre ancora oggi nella vicina Francia i detentori sono costretti a pagare per disfarsene. Ha però lamentato una scarsa collaborazione da parte dell’apparato intermedio del Ministero.
Secondo Rossella Muroni l’economia circolare è l’orizzonte che guida tutti gli attori, aziende e Istituzioni, al raggiungimento di obiettivi sempre più ambiziosi, a condizione che tutti siano determinati a fare squadra. Ha ricordato inoltre che In Europa il pacchetto dell’economia circolare è in fase di avanzata definizione e che, nel corso dell’ultima riunione della Commissione Ambiente del Senato del 14 giugno scorso, è stata espressa al Governo la raccomandazione di imprimere un’ulteriore accelerazione all’approvazione di un’apposita Direttiva. In Italia infatti, considerato che il 40% dei costi di fabbricazione è attribuibile alle materie prime, è indispensabile ridurne l’incidenza sul PIL almeno del 30% entro il 2030.
Non sembra aver suscitato particolari reazioni la sensazione, forse espressa un po’ provocatoriamente dal moderatore Fontana, che le aziende, soggetti che si devono fare carico del raggiungimento degli obiettivi indicati da Legambiente, siano viste con un certo sospetto dalle Istituzioni in generale e dal Ministero in particolare.
Potrebbe essere giudicata una risposta, il parere espresso dal Sottosegretario Barbara Degani che nella burocrazia italiana ci sia troppa ritrosia ad assumersi le responsabilità di decisioni importanti?