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Nella Giornata mondiale del riciclo 2024 raccontiamo 5 oggetti difficili da riciclare

Dai toner alle tazze d’asporto, i prodotti non riciclati sono tanti. Un monito da ricordare nella Giornata mondiale del riciclo 2024

giornata mondiale del riciclo 2024
Foto di Jas Min su Unsplash

Il 18 marzo si celebra la Giornata Mondiale del Riciclo 2024

(Rinnovabili.it) – Si festeggia dal 2018, quando la Global Recycling Foundation, l’ha istituito per la prima volta. L’organizzazione no-profit, che mira a promuovere l’importanza del riciclo lo sviluppo sostenibile, si è vista poi riconoscere l’evento dalle Nazioni Unite. Sette anni dopo, si celebra oggi la Giornata mondiale del riciclo 2024 (Global Recycling Day), mentre intorno il pianeta fatica a trasformare i sistemi economici e a portarli verso la circolarità. L’ultima relazione della Corte dei Conti europea è impietosa. “Tra il 2015 e il 2021 – scrive – il tasso medio di circolarità per tutti gli Stati dell’UE‑27 è aumentato soltanto di 0,4 punti percentuali”. Tra i 27 membri, sette paesi (Lituania, Svezia, Romania, Danimarca, Lussemburgo, Finlandia e Polonia) hanno perfino peggiorato le performance. I problemi sono molteplici: scarsa qualità e quantità di impianti di riciclo, ma soprattutto una produzione di materiali e oggetti che sono troppo difficili da recuperare.

Il dilemma dei prodotti misti

I prodotti misti sono difficili da riciclare perché abbinano più materiali. Questi devono essere isolati per essere processati ed eventualmente riutilizzati in modo efficace. Spesso, i prodotti mescolano materiali che i consumatori potrebbero non nemmeno notare, come bottiglie d’acqua che utilizzano diversi tipi di plastica per il corpo e il tappo, uno riciclabile e l’altro no. Questo crea problemi quando vengono smaltiti insieme, con i sistemi di riciclo esistenti incapaci di separarli senza costosi interventi umani. Mentre con un po’ di volontà, un tappo è facilmente separabile da una bottiglia, non è lo stesso per molti altri prodotti misti. Ad esempio, le buste imbottite sono difficili da riciclare, perché combinano carta all’esterno e imbottitura di plastica. In pochi si mettono a smontarle, ancora meno lo fanno propriamente. Altri esempi?

Le tazze per il take away

Le tazze da caffè da asporto sembrano facilmente riciclabili: basta separare il coperchio di plastica dal corpo di carta. Tuttavia, questi non sono gli unici materiali contenuti nel prodotto. Una quota significativa di questi oggetti, infatti, include un sottile film di plastica che mantiene la tenuta stagna. Per colpa di questo strato supplementare, finiscono quasi sempre in discarica.

I tubetti di dentifricio

Che siano fatti di plastica, metallo o di una combinazione dei due, i tubi del dentifricio sono essenzialmente impossibili da riciclare. Non è solo colpa del design multi-materiale di questi prodotti, ma anche al fatto che sono estremamente difficili da svuotare completamente. E il residuo di dentifricio che rimane dentro è un grosso problema per gli impianti di riciclaggio.

I tessuti misti

Soprattutto quelli realizzati con un mix di materiali che include fibre sintetiche e cotone o lana, sono un incubo per i riciclatori. Tant’è che ad oggi solo l’1% dei tessuti messi in commercio viene recuperato per nuove applicazioni in Italia. Un vero e proprio disastro, che non è tipico solo del nostro paese. Anzi, è lo standard. Per questo, il il settore è finito nel mirino dell’Unione Europea. Entro il 2025, le nuove regole prevedono che ogni paese metta in piedi un sistema di raccolta differenziata e riciclo. Un processo che, in ogni caso, prevede l’uso intensivo di chimica per sciogliere alcuni componenti e liberare le fibre riciclabili. Meglio sarebbe progettare fin dall’inizio dei tessuti più ecologici e ridurre le vendite di tessili a basso costo e di bassa qualità.

Toner e cartucce

Questi oggetti si trovano tipicamente nei rifiuti degli uffici. Realizzati con una combinazione di materiali di basso valore, quasi sempre monouso, riempiono le discariche da decenni. I residui di inchiostro, oltretutto, comportano un rischio di contaminazione per il suolo e l’acqua. Perché nessuno li ricicla? La ragione è che il riciclo di una cartuccia d’inchiostro e di un toner usati richiede molta manodopera (per cominciare serve uno smontaggio manuale). Inoltre, a differenza dei rifiuti elettronici, i suoi componenti – per lo più in plastica – sono di scarso valore e difficili da riciclare. In due parole: non conviene.

La differenza tra materiali misti e materiali compositi

Se i materiali misti sono realizzati a partire da risorse diverse abbinate, (ad esempio un contenitore di cartone con rivestimento di plastica), per materiali compositi si intende la fusione di due materie prime in un nuovo materiale. I compositi sono molto più difficili da separare perché i due componenti sono combinati in modo quasi indissolubile. Mentre possiamo rimuovere il tappo da una bottiglia e – con un po’ di impegno – il rivestimento da una busta, non possiamo fare altrettanto con le resine termoindurenti o le plastiche rinforzate con fibra di carbonio. In questi casi, approcci sperimentali stanno cercando di rendere economico un processo che prevede la macinatura e poi il riscaldamento flash joule. Ma siamo ancora distanti da numeri soddisfacenti.

Giornata Mondiale del Riciclo 2024: Come uscirne?

C’è una resistenza a cambiare il sistema di produzione delle merci, secondo la Corte dei Conti europea. E l’affermazione vale non solo per il nostro continente, ma per tutto il mondo. L’Unione ha stanziato oltre 10 miliardi di euro tra il 2016 e il 2020 per investire nell’innovazione verde ed aiutare le imprese a fare la transizione verso la circolarità dei processi. Ma gli Stati membri “hanno speso la stragrande maggioranza di questi fondi per gestire i rifiuti invece che impedirne la produzione attraverso la progettazione circolare”. L’impatto maggiore si ha con la prevenzione, non con il trattamento a fine vita, che non intacca il sistema di produzione. Circa l’80% dell’impatto ambientale di un prodotto dipende dalla sua progettazione. Se non si vincola questo estremo della filiera, tutto il resto sarà un esercizio di stile. Costoso, impegnativo, ma inutile. Perché affidarsi alla buona volontà dei consumatori non è una strategia che può pagare.