La Japanese Airlines renderà più sostenibili i suoi voli aggiungendo al carburante una miscela alcolica prodotta dal riciclo degli abiti in cotone
(Rinnovabili.it) – La Japanese Airlines ha trovato un nuovo modo per regalare una seconda vita a magliette e jeans vecchi: “infilarli nei motori” dei suoi boeing. In linea con gli sforzi innovati fatti da altri grandi del settore, anche la compagnia aerea nipponica si concentrerà sullo sviluppo di biofuel jet più sostenibili (in termini di ciclo di vita).
Con un urgente bisogno di ripresa, dopo la clamorosa bancarotta 2011, la società inserisce nella strategia di rilancio anche un impegno nel settore R&S. Assieme a Jeplan, compagnia attiva nell’ambito delle tecnologie di riciclaggio, e il Green Earth Institute (GEI), realizzerà un nuovo carburante per aerei dal riciclo degli abiti usati in cotone.
La GEI è stata fondata con il preciso obiettivo di portare sul mercato processi e tecniche per la produzione di biocarburanti, sviluppati dal Research Institute of Innovative Technology for the Earth, ente di proprietà del Governo giapponese. Tra questi rientra anche un nuovo metodo che permette di trasformare gli zuccheri contenuti nelle fibre di cotone in alcoli riutilizzabili.
A partire da questa tecnica, i tre partner si impegnano dal 2017 a realizzare il primo impianto di produzione. Si tratterà ovviamente di un macchinario di dimensioni e rese ancora prototipali, ma il piano prevede di testare il combustibile (miscelato al carburante tradizionale) in voli di prova nel 2020, e in caso di successo realizzare un impianto commerciale entro il 2030.
L’iniziativa non è esente da criticità. Costi d’investimento a parte, i dati sulla resa non sono particolarmente confortanti: da un centinaio di tonnellate di cotone si ottengono a malapena 10 chilolitri di carburante. Questo significa che, se anche tutto il cotone consumato in Giappone fosse riciclato nella produzione di combustibile, non arriverebbe a coprire neppure l’1% del fabbisogno della flotta aerea giapponese. La GEI rassicura però che la tecnologia si presta al riutilizzo di diversi materiali di scarto, come ad esempio la carta, ampliando dunque facilmente il flusso di materie prime seconde.