I dati sulla gestione dei RAEE raccolti dal Centro di Coordinamento sono desolanti
Con l’entrata in vigore del regolamento UE sulle materie prime critiche, i 27 stati membri dovranno garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile, riducendo la dipendenza da paesi terzi. Tra gli obiettivi, c’è quello di soddisfare entro il 2030 il 25% del fabbisogno annuo di materie prime attraverso il riciclo dei rifiuti urbani, inclusi quelli da apparecchiature elettriche ed elettroniche. La gestione dei RAEE in Italia, però, è tutta in salita. Il paese è lontano dai target di raccolta previsti a livello europeo, complicato dalla difficoltà di convogliare correttamente i rifiuti tecnologici verso impianti adeguati. Il risultato è un sistema di trattamento dei RAEE che non riesce a operare a pieno regime.
Le problematiche sono molteplici: comportamenti scorretti dei cittadini, dispersione dei RAEE fuori dai canali ufficiali e l’assenza di controlli adeguati. Lo scorso anno, il divario tra la raccolta effettiva e il target europeo del 65% si è ulteriormente ampliato. Secondo il rapporto 2023 del Centro di Coordinamento RAEE, il tasso di raccolta è stato del 30,24%, ben al di sotto dell’obiettivo europeo. Nel 2022 era del 34% circa.
Nel 2023, gli impianti di trattamento hanno avviato al recupero 510.708 tonnellate di RAEE, il 4,6% in meno rispetto al 2022. Di questi, quasi il 72% proviene da utenze domestiche, mentre il restante 28% da fonti non domestiche. Entrambe le categorie hanno registrato una diminuzione rispetto all’anno precedente: -2,6% per i RAEE domestici e -9,2% per quelli professionali.
Il report sottolinea che la maggior parte dei rifiuti gestiti, il 95,2%, è raccolta nell’ambito del sistema coordinato dal CdC RAEE. Tuttavia, resta evidente la necessità di migliorare la raccolta e il trattamento dei rifiuti elettrici ed elettronici per avvicinarsi ai target europei. Nel triennio 2020-2022, le apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato sono cresciute del 7,3%, ma i volumi di RAEE trattati sono diminuiti. Così l’Italia si allontana ulteriormente dagli obiettivi di raccolta del 65%.