Il CONOU è fra i protagonisti del Forum Sostenibilità, in programma oggi a Milano
(Rinnovabili.it9 – Nel 2017 l’Italia ha evitato di spendere 56 milioni di euro grazie ad una delle sue più virtuose filiere dell’economia circolare. Parliamo della raccolta e rigenerazioni degli oli minerali usati i cui numeri ci rendono primi in Europa: 183 mila tonnellate di oli recuperati, di cui il 99% rigenerato in nuove basi lubrificati, gasolio e bitumi. In confronto la media europea non super il 55% di riciclo.
Il comparto non ha risparmiato solo soldi sulla bilancia delle importazioni petrolifere: il riciclo di questi rifiuti ha permesso di evitare 44 mila tonnellate di CO2 rilasciate in atmosfera e di risparmiare 520 mila metri cubi d’acqua, 262 mila tonnellate di risorse naturali, fossili e minerali e 784 ettari di territorio.
Ma per CONOU, il consorzio nazionale di settore, gli ottimi risultati italiani non costituiscono ancora un punto d’arrivo. Come spiegato oggi in occasione del Forum Sostenibilità presso la sede de Il Sole 24 Ore, l’obiettivo è incrementare ulteriormente la raccolta migliorandola dal punto di vista qualitativo, per mantenere elevati i quantitativi di riciclo tramite rigenerazione. “Il nostro obiettivo – commenta il presidente, Paolo Tomasi – resta sempre quello di migliorarci, di alzare costantemente l’asticella. Per questo motivo, abbiamo recentemente lanciato un nuovo progetto attraverso il quale puntiamo a incrementare ulteriormente le nostre performance: la campagna itinerante CircOILeconomy che, con la collaborazione di Confindustria, punta a migliorare la qualità dell’olio lubrificante usato proveniente dal settore industriale”.
Negli ultimi anni infatti, rispetto ai quantitativi di olio lubrificante usato immessi al consumo in Italia, il peso del settore industriale (51%) ha assunto un’importanza crescente rispetto a quello dell’autotrazione. Il roadshow CircOILeconomy prevede tappe in tutte le regioni, con giornate di formazione sulla corretta gestione di questo rifiuto con le aziende del territorio: può accadere infatti che le industrie non siano aggiornate sulle modalità di stoccaggio dell’olio usato che, se contaminato o miscelato con altre sostanze, rende il processo di rigenerazione molto costoso o addirittura impossibile. “Anche in questo caso – conclude Tomasi – siamo i primi a collaudare questo format innovativo accettando una sfida che ha l’obiettivo di migliorare la qualità degli oli avviati alla rigenerazione, e quindi la resa delle raffinerie, e il loro risultato operativo. Insomma una filiera sempre più efficiente, che collabora con imprese protagoniste di un sistema virtuoso di economia circolare”.