Un filtro per rifiuti elettronici a partire dagli scarti della distillazione del whisky
(Rinnovabili.it) – Recuperare metalli preziosi dai rifiuti elettronici è tra i temi più importanti per l’economia circolare. Ora un nuovo sistema, sviluppato in Scozia, apre nuove possibilità. Come? Permettendo di separare oro, argento, palladio e altri metalli dai circuiti con elevata efficienza. L’azione avviene attraverso un mix di tecniche chimiche e biologiche.
Lo studio è stato realizzato da un consorzio composto dalla società SEM, di Aberdeen, che si occupa di tecnologia ambientale, dal fornitore di servizi rifiuti WEEE Scotland, dall’Università di Edimburgo e dall’IBioIC (Industrial Biotechnology Innovation Centre).
I partner hanno messo a punto un nuovo processo di riciclo dei RAEE che utilizza solventi riciclabili per estrarre oro prezioso e rame dai circuiti stampati. I metalli rimanenti, come alluminio, stagno e zinco, sono recuperati successivamente dalla soluzione utilizzando il sistema di filtrazione “Dram” di SEM. Prodotto riutilizzando scarti della distillazione del whisky di malto, il filtro cattura i metalli rimanenti, combinando l’azione microbica con varie forme di assorbimento organico.
Leigh Cassidy, capo scientifico di SEM, ha dichiarato: “Esistono diversi metodi per rimuovere metalli preziosi dai rifiuti elettronici, ma sono in gran parte chimici e fisici e hanno un costo ambientale. Questo progetto ha dimostrato l’uso di un approccio che è più radicato nella biologia e, per questo, è molto più sostenibile; ogni fase del processo di filtrazione ha un impatto inferiore rispetto a qualsiasi modo tradizionale. Ora stiamo cercando di integrare il sistema nelle operazioni dei RAEE e poi portarlo in altri siti dove i processi possono essere resi più rispettosi dell’ambiente. La prossima fase sarà la commercializzazione della tecnologia a pieno effetto, e stiamo mettendo insieme le offerte di finanziamento per farlo accadere”.
Il dottor Jason Love, ha sottolineato i vantaggi ambientali di questo tipo di tecnologia. “Molti dei processi esistenti utilizzano la fusione. Può funzionare bene, ma per farlo si usa molta energia – principalmente da combustibili fossili. Con questo progetto, utilizziamo metodi idrometallurgici, che riducono notevolmente i costi energetici e sono facilmente scalabili. Questo funziona se si vuole farlo su larga o piccola scala”.
I ricercatori del consorzio scozzese sperano di riuscire ad applicare questa tecnologia anche a RAEE come vecchi televisori, pc e smartphone.