Una seconda vita per il fanghi rossi della Sardegna
(Rinnovabili.it) – Trasformare i rifiuti industriali del Sulcis Iglesiente in nuove risorse per il territorio: lo stabilisce una nuova delibera approvata in questi giorni dalla Giunta regionale della Sardegna. Al centro del provvedimento ci sono i fanghi rossi, prodotti di scarto derivanti dalla lavorazione della bauxite durante il processo di estrazione dell’allumina.
Se non trattati, a causa delle alte concentrazioni di idrossido di sodio rappresentano un rischio per suolo e falde acquifere. Se processati con le giuste tecnologie di recupero, invece, sono fonte di minerali quali ferro, alluminio, titanio e, in quantitativi modesti ma di grande valore economico, di scandio e terre rare.
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La delibera in questione formula un atto di indirizzo per l’adozione di buone pratiche industriali ed ambientali da adottare gradualmente nel trattamento dei fanghi rossi, sinora considerati solo come rifiuti speciali non pericolosi da mettere a discarica. “Troppo spesso – sottolineano l’assessora dell’Industria, Maria Grazia Piras e il coordinatore del Piano Sulcis, Tore Cherchi– interpretiamo il rifiuto come un materiale di scarto, in questo caso molto costoso da smaltire. Questa è una visione lineare della produzione. Ben più intrigante è ragionare in termini di economia circolare, in cui il rifiuto diventa materiale, spesso nobile, per successive lavorazioni”.
Sulle prospettive scientifiche e industriali del trattamento “circolare” dei fanghi rossi ha lavorato in questi mesi il Centro per la Sostenibilità Ambientale (CESA), costituito, nell’ambito del Piano Sulcis, dall’Università di Cagliari, Igea SpA e AUSI. Il CESA ha ufficialmente trasmesso alle Regione un rapporto “recante un giudizio positivo” su una nuova tecnologia di recupero e riciclo dei materiali, sviluppata da centro di ricerca privato sardo. La Regione spiega che, almeno per ora , le potenzialità di applicazione della tecnologia sono su scala ridotta; tuttavia rendono già possibile la realizzazione di un impianto dimostrativo di taglia industriale, in grado di trattare 80/100mila tonnellate/anno di fango.
“Valorizzare gli studi su questa materia e applicarli alla produzione industriale – aggiungono Piras e Cherchi – è, nelle migliori prassi internazionali, fonte di opportunità di reddito e di occupazione. Su questo sentiero vogliamo lavorare e questa delibera è un primo passo verso lo sviluppo dell’economia circolare”.