Accordo tra NextChem e l’americana LanzaTech per la licenza della linea di processo “Waste to Ethanol”. Si arricchisce così il modello di #DistrettoCircolare della società di Maire Tecnimont
Innovazione e coraggio, ecco come nasce l’etanolo circolare
(Rinnovabili.it) – Idrogeno, metanolo e ora anche etanolo circolare. Cresce ancora il portafoglio tecnologico green di NextChem, la società del Gruppo Maire Tecnimont che opera nel campo della chimica verde e delle tecnologie per la transizione energetica. La società ha firmato oggi un accordo con LanzaTech, azienda statunitense attiva nel riciclo del carbonio dai gas di scarico industriali. Al centro dell’intesa c’è l’innovativa linea di processo “Waste to Ethanol”, che NextChem licenzierà in esclusiva per l’Italia e altri mercati esteri. Di cosa si tratta? Di una tecnologia in grado di trasformare quei rifiuti tradizionalmente non riciclabili, in etanolo, un alcol ampiamente usato come combustibile o intermedio di diversi prodotti chimici.
La prima fase del processo consiste nella conversione di rifiuti plastici e secchi in un gas sintetico ricco di idrogeno e carbonio; si tratta di un passaggio fondamentale, su cui NextChem ha già un ricco bagaglio ingegneristico come dimostra il progetto “Waste-to-Syngas” avviato con Eni a Taranto. Una volta ottenuta la miscela gassosa entra in campo tecnologia di LanzaTech: la trasformazione del syngas in alcol tramite fermentazione batterica. Il sistema impiega microorganismi anaerobici appositamente selezionati per processare il gas a trasformando il gas a bassa temperatura e bassa pressione.
Leggi anche Gas circolare: in fase di studio nuovo impianto di syngas dai rifiuti
L’etanolo circolare risultante può essere miscelato con le benzine, sostituendo componenti fossili e abbassando quindi l’impronta di carbonio. Ma può anche essere utilizzato dall’industria chimica per sintetizzare etil-acetato – un solvente pregiato per le vernici auto – e l’alcol utilizzato come disinfettante. Una possibilità di impiego che assume una rilevanza ancora maggiore se si considera che in Italia l’etanolo viene praticamente quasi tutto importato.
Per NextChem si tratta dell’ennesimo passo avanti verso la definizione di un modello industriale capace non solo di sfruttare rifiuti al posto di materie prime, ma anche di portare nuovo valore all’economia nazionale. Lo stesso sotto al quale sono stati avviati i progetti “Waste-to-syngas” a Taranto, “Waste to Hydrogen” presso la bioraffineria a Porto Marghera, e il sistema “Waste to Methanol” di Livorno.
Leggi anche Nuovi biocarburanti e bio-lubrificanti dagli scarti: la ricetta NextChem
È quello che la società ha ribattezzato con il nome di “Circular Distric”, innovativo approccio per convertire le raffinerie tradizionali in moderne bio-raffinerie, recuperando in maniera intelligente anche i siti industriali dismessi. “Stiamo ampliando il nostro portafoglio tecnologico in ottica strategica,” ha dichiarato Pierroberto Folgiero, CEO di NextChem e di Maire Tecnimont. “Il nostro modello di distretto circolare e la nostra piattaforma tecnologica waste to chemicals sono la risposta sia ad un problema di dipendenza dall’estero per molti prodotti base dell’industria chimica, sia al problema del recupero di frazioni di rifiuti ad oggi non riciclabili, sia al problema della decarbonizzazione”.
“NextChem – continua Folgiero – ha l’obiettivo di fornire al mercato le soluzioni tecnologiche per sostituire completamente la chimica tradizionale a base fossile con la biochimica e la chimica dei rifiuti. Vogliamo ricostruire la chimica del carbone, senza il carbone: un obiettivo ambiziosissimo, ad oggi concretamente possibile”.
“Dobbiamo accelerare la transizione verso una bioeconomia circolare inclusiva e in armonia con la natura”, ha aggiunto Jennifer Holmgren, CEO di LanzaTech. “Dobbiamo capire che lo spreco è una scelta. Tutto può e deve essere riutilizzato, così come accade in natura. L’Economia Circolare è fatta per durare e il modello di distretto circolare di NextChem è un grande esempio di come possiamo costruire un sistema economico resiliente recuperando e riutilizzando quanto più carbonio possibile”.