(Rinnovabili.it) – La corretta gestione dei rifiuti RAEE in Italia nel corso del 2022 ha subito una lieve flessione rispetto all’anno precedente. Il Consorzio Erion WEEE ha riportato di aver intercettato 246.000 tonnellate di scarti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, evitando 1,7 milioni di tonnellate di emissioni di CO2. La quantità di RAEE raccolti dal Consorzio equivale al peso di una flotta di 680 AIRBUS A380, ma – avvertono da Erion – siamo lontani da una gestione virtuosa di questa tipologia di rifiuti in Italia: mancano infatti all’appello quasi 3 milioni di grandi elettrodomestici grandi e 400 milioni di piccoli: apparecchi stipati nelle case degli italiani o smaltiti male, dai quali invece potrebbero essere ricavate 380.000 tonnellate di materie prime riutilizzabili.
“Siamo di fronte a una situazione allarmante, che non può essere trascurata” – questa la denuncia di Giorgio Arienti di Erion WEEE – “Com’è possibile che ancora oggi non si sia in grado di intervenire con azioni decise per contrastare questi fenomeni che danneggiano il Pianeta e l’economia? Sono ancora troppi i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche che finiscono nelle mani sbagliate. A questo si aggiunge un problema di consapevolezza dei cittadini sull’importanza di fare una corretta raccolta differenziata di questi rifiuti. Occorre investire maggiormente in sensibilizzazione affinché gli italiani capiscano che anche i RAEE – così come la plastica, il vetro, la carta e l’umido – non possono essere gettati nella spazzatura indifferenziata o abbandonati in qualche cassetto, in soffitta o in cantina. Bisogna cambiare prospettiva, comprendere che le azioni di tutti noi hanno un peso e che quando parliamo di RAEE, anche di quelli più piccoli, parliamo di importanti materie prime che potrebbero essere riciclate, cioè riutilizzate in nuovi cicli produttivi con tutto ciò che di positivo ne consegue. Non possiamo più aspettare: per questo Erion WEEE ha lanciato la campagna di comunicazione DireFareRAEE, una serie di iniziative che nei prossimi 18 mesi cercheranno di raccontare agli italiani cosa sono i RAEE e come farne una corretta raccolta differenziata: c’è davvero bisogno del contributo di tutti”.
La gestione dei RAEE in Italia nel 2022
La gestione dei RAEE in Italia, nel corso del 2022, ha subito una flessione del 7% rispetto al 2021, intercettando circa 266.614 tonnellate in meno di scarti.
Il calo è trasversale a tutti i raggruppamenti a eccezione di quello che riguarda le sorgenti luminose (R5), che riporta invece l’unico dato positivo: con 211 tonnellate raccolte guadagna nel 13 punti percentuali in più rispetto allo scorso anno.
Maglia nera invece per i piccoli elettrodomestici: il raggruppamento R4 registra la flessione più accentuata, – 14%, indirizzando allo smaltimento 20.107 tonnellate di rifiuti a fronte dei 23.357 del 2021. Dati che si spiegano con una forte disattenzione dei cittadini sulla gestione del fine vita delle piccole apparecchiature elettroniche, come aveva già segnalato uno studio prodotto da Ipsos per Erion: in Italia 1 persona su 6 non sa avviare alla corretta gestione i piccoli RAEE e li getta nell’indifferenziata o addirittura tra la plastica. In particolare il dato riguarda gli asciugacapelli (22%), tostapane o frullatori (20%) e caricabatterie per smartphone (18%). Una parte dei piccoli elettrodomestici finisce invece nel dimenticatoio, conservata in casa anche se rotta o non funzionante.
Anche il raggruppamento che riguarda televisori e monitor (R3) ha registrato un calo nel 2022: nel 2021, grazie al “bonus rottamazione TV”, il settore aveva subito un’impennata che si è però subito arrestata e ha registrato una flessione del 10%; calano del 2% il raggruppamento freddo e clima (R1) e del 9% i grandi elettrodomestici (R2), che nel 2022 sono stati 104.551 tonnellate, a fronte delle 114.700 dell’anno precedente.
Ci sono due problemi nella gestione dei RAEE in Italia
Erion WEEE denuncia come i risultati riportati evidenzino due problemi nella gestione dei RAEE in Italia: l’esistenza di circuiti di smaltimento non ufficiali da un lato, la mancanza o l’inadeguatezza di controlli di filiera dall’altro. Questi gap ci tengono lontani di 35 punti percentuali dal raggiungimento dell’obiettivo europeo di intercettare ogni anno il 65% di apparecchi immessi sul mercato nei tre anni precedenti.
Per raggiungere queste quote dovremmo essere in grado di arrivare a quelle 400.000 tonnellate di RAEE che sfuggono alla gestione: 3 milioni di frigoriferi, condizionatori, lavatrici e altri grandi elettrodomestici, e circa 400 milioni di cellulari, microonde, radio e altri piccoli.
Se riuscissimo ad avviarli alla corretta gestione – spiega il Consorzio – potremmo rispondere alla grave carenza di materie prime che stiamo vivendo. Dai RAEE fantasma potremmo infatti ricavare 380.000 tonnellate di materie prime: 209.000 tonnellate di ferro, 18.000 tonnellate di rame, 14.000 tonnellate di alluminio, 106.000 tonnellate di plastica.
Che fine fanno questi rifiuti? In gran parte dei casi vanno a rinforzare i meccanismi di “mercato parallelo”, circuiti illeciti che grazie al caro-materie prime si arricchiscono operando l’estrazione di materie prime senza badare agli impatti ambientali, massimizzando così il profitto. Si tratta di soggetti borderline o completamente illegali, la cui azione ha portato all’aumento del prezzo di materie come il ferro (+64% tra 2020 e 2022), il rame (+57%) e l’alluminio (+76%).
La gestione dei RAEE è essenziale per la crescita dell’economia circolare in Italia
Al di là delle criticità, il settore della gestione dei RAEE è essenziale per la crescita dell’economia circolare in Italia: lo scorso anno abbiamo registrato un tasso di riciclo di Materie Prime Seconde pari all’89,5% del peso dei RAEE, con oltre 246.000 apparecchi domestici gestiti che hanno consentito il recupero di 125.000 tonnellate di ferro, 5.000 di alluminio e 5.000 di rame, oltre che 32.000 tonnellate di plastica. Trattare questi rifiuti in maniera corretta ha contribuito ad abbassare le nostre emissioni di CO2 per 1,7 milioni di tonnellate di anidride carbonica, una quantità che equivale a quella che un bosco di 1.760 kmq può assorbire in un anno, e ci ha fatto risparmiare 370 milioni di kWh: più dell’energia che una città come Bari (315.000 abitanti) consuma in un anno.