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M’illumino di plastica

Dalla sinergia tra ricerca, innovazione, mondo produttivo e cittadini è nato il progetto “Insieme per il Mar Mediterraneo”. L’obiettivo? Valorizzare lo scarto plastico secondo tecnologie e standard innovativi abbinando la corretta gestione dei rifiuti indifferenziabili al concetto di economia circolare

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Raffaella Giugni e Manuel Lai a Ecomondo

(Rinnovabili.it) – Illuminare un appartamento con i rifiuti di plastica? Oggi sembrerebbe possibile. L’Università Politecnica delle Marche ha condotto un interessante studio insieme a Iris srl, ideatore del pirolizzatore Green Plasma, e all’associazione ambientalista Marevivo.

Valorizzare gli scarti plastici

L’obiettivo dello studio è quello di valorizzare lo scarto plastico secondo tecnologie e standard innovativi abbinando la corretta gestione dei rifiuti indifferenziabili al concetto di economia circolare. I risultati, presentati a Ecomondo, sono relativi al progetto “Insieme per il Mar Mediterraneo” realizzato con il sostegno di Tezenis.

«La priorità rimane la prevenzione e ridurre alla fonte la quantità di rifiuti prodotti. Per questo abbiamo puntato su una soluzione di piccola scala, molto efficiente, per gestire con flessibilità la transizione verso l’economia circolare e offrire una soluzione adatta anche alle aree più distanti dall’attuale infrastruttura di raccolta e trattamento, come i piccoli porti turistici o le aree marine protette», sottolinea Manuel Lai, amministratore delegato di Iris.

Com’è noto, Marevivo si occupa da anni di sensibilizzare sull’inquinamento da plastica che soffoca il mare, e si attiva in modo diretto per la sua raccolta. Il progetto “Insieme per il Mar Mediterraneo” ha un duplice obiettivo: da un lato recuperare 12.000 kg di rifiuti di plastica dal mare con i battelli Pelikan di Garbage Group, dall’altro convertire una parte di questi rifiuti in energia elettrica pulita grazie al pirolizzatore Green Plasma di Iris.

Pelikan è un’imbarcazione ecocompatibile realizzata in gran parte con lattine di alluminio riciclate; l’energia è fornita da pannelli fotovoltaici e il funzionamento è garantito da uno speciale fluido idraulico biodegradabile a base vegetale, il MATROL-Bi.

Le plastiche assorbono e veicolano contaminanti

I ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche hanno analizzato la caratterizzazione chimica dei rifiuti raccolti in mare, la loro capacità di concentrare e trasportare contaminanti, gli impatti sugli organismi e sulla rete trofica. È stata inoltre esaminata la resa energetica specifica per le diverse plastiche raccolte in mare introducendo un nuovo indicatore per i modelli di sostenibilità delle azioni di recupero ambientale.

La maggior parte dei rifiuti recuperati nel corso del progetto sono attrezzi da pesca (più del 71% del totale), il 51% di questi sono frammenti di polistirolo delle cassette da pesca. «Lo studio effettuato sui rifiuti raccolti in mare ha evidenziato che le plastiche veicolano contaminanti che le rendono ancora più pericolose per la vita del mare. Il polistirolo delle cassette da pesca è risultato essere il materiale più presente e il polimero in grado di assorbire la maggiore quantità di contaminanti», spiega Raffaella Giugniresponsabile Relazioni Istituzionali di Marevivo.

150 Kg di rifiuti di plastica = 130 kWh

Dallo studio risulta che, grazie alla tecnologia Green Plasma, con 150 kg di rifiuti di plastica si possono ricavare 130 kWh: l’equivalente di circa 600 ricariche di un monopattino (15.000 km) oppure di 3 ricariche di una Nissan Leaf (819 km).

Green Plasma è in grado di trasformare in gas qualsiasi composto organico, separandolo dalla matrice inorganica. Dal processo di trattamento si ottiene un syngas molto ricco di idrogeno (>40%) che può essere facilmente convertito in energia elettrica. L’intero trattamento avviene in assenza di ossigeno, senza combustione, quindi i rifiuti non bruciano e non producono ceneri né emissioni nocive. L’impianto può trattare 1000 kg al giorno di plastica raccolta in mare ed è molto compatto, quindi può essere anche montato a bordo di piccole imbarcazioni ed essere impiegato per la pulizia delle aree portuali.

Per Francesco Regoli, direttore del Dipartimento delle Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università Politecnica delle Marche, «la plastica continua a rappresentare una minaccia concreta per la biodiversità dei nostri mari. La rimozione di oltre 10 tonnellate di plastiche dal mare è un’azione concreta per la difesa degli ecosistemi e degli organismi che oltre al danno fisico subiscono anche l’esposizione a pericolosi contaminanti chimici. Questo progetto è un esempio concreto dei risultati che si possono ottenere dalla sinergia tra ricerca, innovazione, mondo produttivo e cittadini».