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Energia dai rifiuti: quanto può contribuire alla sicurezza energetica?

Lo spiegano le analisi di Assoambiente presentate a Ecomondo: “Una corretta e avanzata gestione dei rifiuti può risolvere il problema dell’energia”

energia dai rifiuti
Foto di 3D Animation Production Company da Pixabay

Da una corretta gestione dei rifiuti si può produrre energia per 10 milioni di famiglie

Dai rifiuti è possibile recuperare l’energia utile a superare la crisi energetica: è stata presentata a Ecomondo l’analisi “Dalla gestione rifiuti una spinta verso l’autosufficienza energetica” di ASSOAMBIENTE, l’associazione delle imprese che operano su igiene urbana, riciclo, recupero, economia circolare, smaltimento dei rifiuti e bonifiche. 

Il gruppo ha reso note le evidenze del proprio studio, asserendo che il raggiungimento degli obiettivi di gestione dei rifiuti potrebbe contribuire a superare le attuali criticità estraendo dai 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e 150 di rifiuti speciali annuali che produciamo, tutta l’energia necessaria a sostenere 2,6 milioni di famiglie, contrastando il conferimento in discarica. 

“Una corretta e avanzata gestione dei rifiuti – spiega ASSOAMBIENTE – in linea con gli obiettivi fissati a livello europeo, può fornire un contributo concreto alla soluzione del problema dell’autosufficienza energetica del nostro Paese e del caro materie prime: grazie al riciclo si possono risparmiare consumi energetici pari a quelli di 7 milioni di famiglie; grazie al trattamento dei rifiuti organici si può ottenere l’1,5% del fabbisogno nazionale di gas; con la valorizzazione energetica dei rifiuti si possono generare ingenti quote di energia elettrica, pari ai consumi medi di 2,6 milioni di famiglie”.

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Recuperare energia dai rifiuti

L’energia elettrica risparmiata dal riciclo dei rifiuti basterebbe a compensare i consumi di 7 milioni di famiglie: le attività di estrazione infatti non solo limitano il consumo di materie prime, ma abbassano i consumi energetici. ASSOAMBIENTE spiega che i processi industriali che utilizzano materie riciclate consumano di meno di quelli su materie prime vergini. Secondo i calcoli dell’associazione, se riuscissimo a raggiungere l’obiettivo UE di riciclo del 65% dei rifiuti urbani entro il 2035, potremmo coprire il 2 o 3% dei consumi nazionali, alzando la quota del risparmio generato dagli attuali 10 terawattora, a 24: con queste quantità di energia prodotta dai rifiuti si eguaglierebbe il consumo di energia di 7 milioni di famiglie. 

L’obiettivo europeo  può inoltre garantire l’1,5% del fabbisogno nazionale di gas: gli ultimi dati ISPRA affermano infatti che i 43 impianti integrati del territorio nazionale hanno trattato nel 2020 3,3 milioni di tonnellate di rifiuti producendo biogas, biometano, elettricità ed energia termica. 

Per raggiungere gli obiettivi UE, occorre trattare 10 milioni di tonnellate di rifiuti, aggiungendone dunque altre 7 milioni di tonnellate: se riuscissimo a operare questo passaggio avviando tutti i rifiuti raccolti in processi di digestione anaerobica per la produzione di biometano, si potrebbe arrivare a una quota di 1,1 miliardi di metri cubi di gas, che rappresentano l’1,5% del consumo annuale di gas.

Una quota significativa di energia potrebbe – secondo lo studio – essere prodotta anche dalla valorizzazione dei rifiuti: i 37 impianti attivi in Italia, nel 2020, hanno trattato 6 milioni e 243mila tonnellate di materia, con la generazione di 4 milioni 530mila MWhe di energia elettrica e 2 milioni 344 mila MWht di energia termica. 

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Lo scenario di gestione più virtuosa, asseriscono da ASSOAMBIENTE, prevede la riduzione del ricorso alla discarica e la dotazione di un parco di termovalorizzatori in grado di trattare 10 milioni di tonnellate di rifiuti, in grado di generare 7 milioni di MWhe, (quanto consumano 2,6 milioni di famiglie italiane), oltre a 3 milioni di MWht di energia termica.