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La fotocatalisi sta rimpiazzando il carbone attivo per eliminare i PFAS dall’acqua

Sviluppato in Canada un altro metodo che utilizza la luce per eliminare i PFAS dall’acqua, senza più bisogno di filtri difficili da smaltire

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Foto di National Cancer Institute su Unsplash

Fotocatalizzatori ben costruiti possono eliminare i PFAS dall’acqua senza inquinare

Spesso il carbone attivo viene utilizzato per filtrare ed eliminare i PFAS dall’acqua, grazie alla sua ampia superficie e forte affinità con i composti organici. Tuttavia, una delle limitazioni di questa tecnica è la necessità di smaltire i composti assorbiti in modo sicuro. Intorno a questo dilemma stanno riflettendo team di scienziati in tutto il mondo. 

Rimuovere i PFAS dall’acqua è infatti imperativo per ripulire i nostri ecosistemi da sostanze chimiche altamente aggressive e nocive. I PFAS sono però notoriamente difficili da distruggere, sia nell’ambiente che nel corpo umano. Per questo ci si affida al carbone attivo cercando di non guardare cosa accade dopo il suo utilizzo. 

Forse però, l’Università della British Columbia ha trovato un’alternativa. Il nuovo sistema, proposto da un team di ingegneri chimici dell’Istituto canadese, consente di rimuovere queste sostanze dall’acqua potabile, per distruggerle prima che possano arrecare danni alla salute. L’operazione avviene direttamente in situ, cioè nel luogo inquinato.

La degradazione fotocatalitica dei PFAS

Il metodo impiegato è quello della degradazione fotocatalitica, che disintegra i PFAS usando l’energia luminosa. Il team di ricerca ha sviluppato un fotocatalizzatore ibrido a base di ossido di ferro e carbonio grafenico, in grado di intrappolare e scomporre le sostanze in componenti non tossici.

La velocità del processo dipende dal volume d’acqua trattato, spiegano i ricercatori. Ma la soluzione, ritengono, è sostenibile a lungo termine. Inoltre, questo catalizzatore non richiede grandi quantità di luce UV per funzionare, dimostrandosi efficace anche in condizioni di scarsa illuminazione. In contesti poco illuminati elimina comunque oltre l’85% dell’acido perfluorottanoico (PFOA), uno dei PFAS più studiati.

I ricercatori prevedono che possa essere utilizzato anche per rimuovere altri tipi di contaminanti persistenti, offrendo una soluzione promettente per i problemi di inquinamento delle acque sia a livello municipale che industriale. Non è la prima invenzione innovativa per affrontare un problema ormai divenuto globale. Altri metodi utilizzano la luce per eliminare i PFAS e promettono bene. Tuttavia, solo quando verranno scalati a livello industriale, si potranno vedere gli sviluppi concreti.

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