Per la nuova normativa Ue sull'economia circolare i rifiuti avviati a riciclo sono quelli che superano la selezione meccanica. Non si potranno più gonfiare i dati
(Rinnovabili.it) – Il nuovo pacchetto sull’economia circolare dell’Unione europea, invece di aumentare il tasso di riciclo negli Stati membri, potrebbe avere l’effetto opposto. È quanto venuto fuori alla recente Energy from Waste Conference di Londra, durante la quale alcuni delegati di Austria, Germania e Svezia hanno sollevato il problema con il rappresentante della Commissione europea presente, Jose-Jorge Diaz del Castillo. Molte delle nazioni con le migliori performance nel settore, sostengono i delegati, potrebbero vedere i loro tassi di riciclo calare se le proposte delineate nel pacchetto economia circolare entrassero in vigore.
La normativa è altamente perfettibile poiché basata su obiettivi poco ambiziosi. Ma non è questo il problema. Si teme che possa giocare un ruolo negativo l’armonizzazione del metodo di calcolo che gli Stati membri adottano per misurare i loro progressi verso il target di riciclaggio dei rifiuti urbani. Al momento, gli Stati membri possono scegliere una delle quattro metodologie stabilite dalla Commissione. Il pacchetto europeo, tuttavia, ne prevede uno soltanto, che raggruppa carta, metallo plastica, vetro e altri flussi singoli di rifiuti differenziati dalle famiglie.
L’obiettivo, che attualmente si attesta al 50% entro il 2020, potrebbe anche salire al 65% entro il 2030, nell’ambito dei piani della nuova normativa.
Inoltre, la Commissione ha proposto che per «peso dei rifiuti urbani riciclati si intenda il peso dei rifiuti che entrano nel processo finale di riciclo», ossia dopo la selezione meccanica. Prima, invece, si poteva calcolare il volume di materiale raccolto complessivamente, nel quale cui si nascondono molti rifiuti non recuperabili.
Al convegno londinese, pertanto, rappresentanti del settore dei rifiuti di alcuni degli Stati europei con le performance migliori, si sono preoccupati. Se il metodo di calcolo viene affinato, i loro tassi di riciclo diminuiscono. La Germania attualmente è vicina al 64%, l’Austria al 57% e la Svezia al 52%. Con il nuovo sistema, potrebbero scendere tutti sotto il 50%. In pratica, agli Stati membri primi della classe non importa tanto la quota di rifiuti che vengono effettivamente rimessi in circolo, quanto piuttosto che la metodologia di calcolo li continui a premiare.
Inoltre, chiedono di fare chiarezza su come vadano definiti (e quindi calcolati) alcuni residui dei processi di riciclo, o i rifiuti organici filtrati dagli impianti di digestione anaerobica. La risposta di Jose Castillo, rappresentante della DG Ambiente della Commissione europea, ha cercato di fugare i dubbi: non diminuirà il numero di materiali da avviare a riciclo, il compost continuerà a rientrare nella definizione, così come i rifiuti che entrano nelle strutture di digestione anaerobica. Ma il sistema di calcolo sarà unico, con buona pace di chi fino a ieri ha gonfiato le sue performance.