L’economia circolare e la raccolta differenziata in Italia, questi i temi al centro della IX edizione dell’Ecoforum. L’appuntamento, organizzato da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club, ha visto la presentazione del sondaggio Ipsos “L’Italia e l’economia circolare”, che ha mostrato come il 70% degli intervistati creda che l’economia circolare e le energie rinnovabili possano contrastare l’aumento delle bollette. Presentato inoltre lo studio, realizzato dal cigno verde, sulla raccolta differenziata: serve organico meglio selezionato e raccolta porta a porta.
“L’economia circolare – ha detto Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è un settore cruciale per il Paese, in grado di creare investimenti, occupazione, economia sul territorio, e generare importanti benefici all’ambiente. Per questo è fondamentale che l’Italia acceleri il passo in questa direzione iniziando da quelle opere che servono per farla decollare. Il primo cantiere da avviare riguarda quello della rete impiantistica su cui oggi si registra una forte disparità tra il nord, dove è concentrata la maggioranza degli impianti, e il centro sud dove sono carenti. Per avvicinarsi all’obiettivo rifiuti zero a smaltimento servono mille nuove impianti di riciclo per rendere autosufficiente ogni provincia italiana, coinvolgendo nella fase autorizzativa i cittadini, le attività produttive e le istituzioni locali attraverso una fase di dibattito pubblico. E poi bisogna lavorare al meglio sull’ottimizzazione dei sistemi di raccolta, sui progetti faro che servono al Paese, semplificando gli iter autorizzativi, e sull’innalzamento qualitativo dei controlli ambientali pubblici in tutto il Paese”.
I cantieri dell’economia circolare in Italia
Dopo la chiusura dei bandi sul PNRR del Ministero della Transizione Ecologica sarà indispensabile, secondo gli organizzatori, concentrare l’attenzione dei primi cantieri italiani sull’economia circolare su tre pilastri essenziali: raccolta differenziata, impianti di riciclo e progetti faro.
Costruire dunque innovazione, sviluppo e sostenibilità nel solco degli obiettivi europei può essere il volano per una reale economia circolare in Italia.
L’Ecoforum, tenutosi a Roma nelle giornate di ieri e oggi a Palazzo Faletti, ha visto la collaborazione di CONAI e CONOU e i patrocini di Regione Lazio e Ministero della Transizione Ecologica: l’obiettivo è stato aprire il dibattito sul tema “cantieri”, portando politica e istituzioni a confrontarsi pubblicamente con esperti, realtà e associazioni.
“L’economia circolare come soluzione ai problemi economici e climatici è una delle risposte più efficaci, vieppiù nel contesto attuale caratterizzato da crisi e incertezze”, ha commentato Riccardo Piunti, Presidente del CONOU, Consorzio Nazionale degli Oli Usati. “Abbiamo bisogno di sostenere – favorendo la realizzazione di nuovi impianti di trattamento, l’innovazione tecnologica nei processi così come la semplificazione autorizzativa – tutte le iniziative che, ispirate alla circolarità, con la valorizzazione e il recupero dei rifiuti, possano contribuire al risparmio di risorse da un lato e alla salvaguardia dell’ambiente dall’altro. La realtà dei Consorzi di filiera, a partire dal CONOU, dimostra ampiamente che la conversione al modello circolare non solo è possibile, ma è in grado di apportare benefici durevoli a vantaggio di tutti. Più rifiuti rigenereremo, meno rifiuti saranno dispersi nell’ambiente e meno CO2 produrremo. La posta in gioco è il nostro futuro e potremo farla nostra solo con il sostegno della cooperazione tra istituzioni, imprese e cittadini”.
L’Italia e l’economia circolare
Le giornate dell’Ecoforum sono inoltre state l’occasione della presentazione del sondaggio Ipsos “L’Italia e l’economia circolare”, a cura di CONOU, Legambiente e La Nuova Ecologia.
Oggetto dell’indagine la percezione e le conoscenze di cittadini e cittadine sul tema. Il 70% degli intervistati ritiene che possa esserci un legame tra economia circolare, energie rinnovabili e contrasto all’aumento delle bollette, mentre il 48% ritiene che in futuro aumenteranno i green jobs.
Il sondaggio ha inoltre chiesto dove, secondo gli interrogati, bisognerebbe investire per incentivare la circolarità: per il 41% tra le priorità ci sono chiusura degli impianti a rischio e delle fabbriche inquinanti. La ripresa post pandemica è il momento ideale per una ricostruzione che prevenga shock futuri per il 71%, che ritiene che quanto il Covid ci ha insegnato dovrebbe regolare la società civile del futuro.
FOCUS: la raccolta differenziata
Nel corso della giornata di ieri è stato presentato anche lo studio, in avvio da parte di Legambiente, sulla qualità della raccolta differenziata, in particolare nella filiera dell’organico.
La ricerca intende mostrare gli aspetti virtuosi della gestione dei rifiuti urbani ma sottolinearne anche le criticità, attraverso due casi studio in Umbria e Marche.
Le attuali percentuali di raccolta differenziata delle due Regioni, secondo Legambiente, sono positive e mostrano trend di crescita da molti anni ma permane un problema: nell’organico sono ancora presenti percentuali di materiali non compostabili (MNC) che ne compromettono la qualità e non sono compatibili con il trattamento negli impianti.
Secondo le analisi di Arpa Umbria, infatti, solo nel 46% dei casi la percentuale di MNC è sotto il 5%; nel 36% dei casi è tra il 5 e il 10% mentre nel 18% è addirittura superiore al 10%.
Significative le corrispondenze di questi dati con i tipi di raccolta effettuati: quando si effettua il porta a porta, infatti, c’è una maggiore attenzione alla selezione dei rifiuti e vengono reperite le quantità di materiali non compostabili più basse del 5%. La quota sale all’8,7% quando ci sono modalità di raccolta miste, che tengono sia il porta a porta sia la raccolta stradale, e al 9,9% quando si effettua solo raccolta stradale. A contaminare l’organico, principalmente, frammenti di plastica.
Per quanto riguarda invece le Marche, dove si raccoglie principalmente con i cassonetti per strada, i rifiuti organici trattati negli impianti generano fino al 28% di scarti non compostabili. I dati di Arpa Marche hanno inoltre mostrato come importanti percentuali di materiali potrebbero essere intercettati e avviati a una corretta differenziazione: per l’organico le stime dicono tra il 14 e il 33%, tra l’8 e il 26% degli imballaggi in plastica, tra il 7 e il 18% per carta e cartone.
Con una raccolta organizzata porta a porta si potrebbero inoltre meglio differenziare una percentuale tra il 2 e il 16% di rifiuti tessili, tra il 5 e il 29% di pannolini e tra l’1 e il 5% di plastica rigida.
Per allinearci agli obiettivi europei bisogna – a detta delle organizzazioni organizzatrici – migliorare queste performance, sottraendo rifiuti alle discariche o all’incenerimento. Strumenti suggeriti dallo studio sono trasparenza e analisi sulle merci e eliminare il concetto di “rifiuti indifferenziati” a favore di quello di “residuo indifferenziabile”.