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L’economia circolare italiana per il Next Generation EU

'economia circolare italiana

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – «Non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia», si legge nel Manifesto di Assisi. A guardare i dati del dossier L’economia circolare italiana per il Next Generation EU realizzato da Fondazione Symbolae Comieco, sembra che di giusto in Italia ci sia già molto: in economia circolare raggiungiamo risultati doppi rispetto alla media europea e molto superiori a quelli di tutti i grandi paesi, e siamo in grado di risparmiare ogni anno 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e l’emissione di 63 milioni di tonnellate di CO2

«Dobbiamo prendere coscienza del fallimento del sistema economico e delle politiche ambientali. Oggi l’uomo si interroga alla luce di questo fallimento, ma io vorrei leggere questa parola alla luce della ricchezza che può donarci». Padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi – che ha organizzato la presentazione del rapporto con Symbola e Comieco – ha esortato a porre in essere mille azioni concrete per creare un’economia e una società a misura d’uomo, come recita il Manifesto di Assisi, alla cui luce va letto il rapporto L’economia circolare italiana per il Next Generation EU: l’Italia ha tutte le energie morali, civili e spirituali per essere protagonista di un cambiamento positivo, a cominciare dall’Europa.

La scommessa del Manifesto è giocare una partita forte e significativa in quella straordinaria modalità che è la gentilezza. Se oggi non mettiamo in atto un vero cambiamento «rischiamo di consegnare ai nostri figli una società sfregiata. Noi non saremo carri armati, ma persone gentili il cui primo impegno è per la qualità della nostra umanità».

«Per il Manifesto di Assisi affrontare con coraggio la pandemia e la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro. Ha fatto benissimo l’Unione Europea a indirizzare le risorse del Next Generation EU e larga parte del bilancio comunitario 2021-2027 su coesione-inclusione, transizione verde, digitale. L’obiettivo di azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050 è una sfida di enorme portata che richiede il contributo delle migliori energie tecnologiche, istituzionali, politiche, sociali, culturali» ha dichiarato Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola aprendo l’incontro per la presentazione del rapporto L’economia circolare italiana per il Next Generation EU.

Investire in tecnologia, innovazione, digitalizzazione

Il primato italiano nel recupero e riciclo dei rifiuti e nell’economia circolare è evidenziato da tre indicatori: il tasso di riciclo dei rifiuti, l’uso di materia seconda nell’economia, la produttività e il consumo pro-capite di risorse. Questa Italia virtuosa non è frutto della nostra storica povertà di materie prime bensì, come ha fatto notare Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, «di una governance intelligente ha saputo spingere l’innovazione nella direzione giusta e in molti settori siamo eccellenti e all’avanguardia. Ci piace sottolineare che l’economia circolare equivale a un’economia efficiente, e un’economia efficiente è più responsabile e sostenibile nei confronti dell’ambiente». Non dimentichiamo che Enel ha applicato un suo codice interno per favorire il criterio dell’economia circolare negli appalti e premia la circolarità dei suoi fornitori: una best practice che sta facendo scuola.

Cifre alla mano, l’Italia ricicla il 79% dei materiali contro il 43% della Germania e il 38% della media europea. Va inoltre sottolineato che proprio negli ultimi anni contrassegnati dalla crisi economica si sono registrati passi avanti con investimenti e politiche ad hoc: l’economia circolare italiana può essere un esempio trainante per l’Europa e rappresentare una grande occasione di rilancio economico nella cornice di Next Generation EU. Parole incoraggianti sono venute anche da Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica: «L’Italia dimostra grande volontà e capacità di visione unita a grandi performance nel recupero e nel riciclo dei materiali. Dobbiamo essere i primi della classe, investire in tecnologia, innovazione, digitalizzazione. I grandi risultati italiani presenti nel rapporto ci incoraggiano e ci fanno capire quanto sia importante continuare a guardare al domani con fiducia e con una visione aperta». Grandi risultati da comunicare in modo adeguato e senza pregiudizi per chiarire quali vantaggi deriveranno per la comunità.

La transizione ecologica è un percorso

Molto interessante, anche per quanto riguarda la comunicazione, l’intervento di Maria Cristina Piovesana, vicepresidente di Confindustria con delega alla Sostenibilità. «Sostenibilità e transizione ecologica sono diventati concetti pervasivi e onnipresenti in qualunque contesto, ma questo rischia di farne smarrire il significato e l’identità precisa rispetto ai valori a cui si ispirano e agli obiettivi a cui tendono».  Imprese, cittadini e istituzioni devono convergere verso questo grande obiettivo comune: un concetto che sarà chiaro superando la moltitudine di acronimi che non esprimono i contenuti, se non per gli addetti ai lavori, e rischiano di ostacolare il raggiungimento degli obiettivi. La decarbonizzazione in sé non emozionerà la società se non le sarà chiaro il significato.

«Sostenibilità non è solo consumare meno, riciclare di più o rispettare l’ambiente. È farsi carico di un destino comune, costruire una società più equa. Le imprese condividono i principi della sostenibilità e hanno raggiunto risultati importanti nella ricerca delle materie prime, nella gestione di prodotto e di processo come dei rifiuti e delle emissioni, nella qualificazione del capitale umano. Alla sostenibilità si arriva attraverso un percorso culturale, tecnologico, finanziario e di competenze lungo e complesso. La sostenibilità non si crea per decreto: la transizione ecologica deve essere sostenuta da interventi normativi che diano alle imprese il tempo e il modo per orientarsi e riposizionarsi verso gli obiettivi di sostenibilità. E se oggi c’è una speranza per la sostenibilità, quella speranza si chiama industria».

Riciclo e riduzione delle emissioni

Quanto vale la filiera del riciclo in Italia? 70 miliardi di euro di fatturato, 14,2 miliardi di valore aggiunto, 213.000 occupati. Nonostante le sue ottime performance, L’economia circolare italiana per il Next Generation EU evidenzia che l’Italia importa materie prime seconde ed esporta poco sia plastica che carta: questo significa che si risparmia sull’utilizzo di materie prime ma la produzione di materie prime seconde non soddisfa il fabbisogno interno. Le materie prime dell’industria manifatturiera italiana sono in gran parte recuperate dalla differenziazione di rottami, maceri, da post-produzione o post-consumo, sono quindi materie prime seconde.

Si parla sempre del riciclo della plastica, ma L’economia circolare italiana per il Next Generation EU mostra che la parte del leone la fa il settore siderurgico e metallurgico: l’alluminio ha un tasso di riciclo del 100%, seguito da acciaio (90%), piombo (80%) e zinco (64%). Carta (57%), vetro (50%), gomma (21%), plastica (15%), olii lubrificanti (10%) sono molto staccati ma comunque in crescita, il cemento chiude la classifica con un tasso di riciclo di appena l’8%. È importante ricordare che il riciclo non è utile solo per ridurre i rifiuti da smaltire o il consumo di materie prime, ma riduce anche il consumo di energia e quindi le emissioni climalteranti grazie all’impiego di materia già trasformata. Pertanto contribuisce a limitare il riscaldamento globale. È stato calcolato che incrementare il riciclo del 14% in un periodo di 5-10 anni potrebbe evitare circa 7 milioni di tonnellate di emissioni di CO2.

L’economia circolare italiana per il Next Generation EU analizza in particolare il caso della carta, una filiera che produce un fatturato di circa 25 miliardi di euro, pari all’1,4% del Pil. Il recupero di carta e cartone supera i 5 milioni di tonnellate, per gli imballaggi si arriva all’80% del recupero. «Una filiera che è tra gli attori principali della transizione ecologica e offre ottime possibilità occupazionali a tutto l’indotto. Le azioni che dovrebbe sostenere il PNRR riguardano il potenziamento degli impianti per il trattamento e il riciclo, la spinta digitale, il passaggio da gomma a ferro di una parte della logistica e la creazione di nuovi materiali bio-riciclabili a base cellulosica», ha dichiarato Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco. Come spiegato nel rapporto, ogni punto percentuale di crescita del riciclo di carta equivale a ridurre di 84.000 tonnellate i rifiuti da smaltire. 

L’economia circolare italiana per il Next Generation EU si chiude con l’individuazione di alcune direttrici strategiche da seguire per muoversi in coerenza con i criteri del Recovery Plan: creare i materiali per l’economia circolare; energia rinnovabile nei cicli industriali per la neutralità tecnologica; nuovi prodotti e processi bio-based e circolari; integrazione tra economia circolare e digitalizzazione; efficientamento della logistica delle materie seconde, da gomma a ferro

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