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Economia circolare ed ecosistemi marini: la campagna di CONOU in tutta Italia

di Rita Cantalino

(Rinnovabili.it) – CONOU, Consorzio Nazionale degli Oli Minerali Usati, raccoglie e rigenera ogni giorno oli minerali in tutta Italia, arrivando a recuperarne fino a 200.000 tonnellate l’anno. Sono gli oli di scarto di garage, officine, fabbriche, campagne e porti che, prelevati e trasportati presso le raffinerie, lì trovano quasi interamente nuova vita. 

L’ultimo progetto in ordine di tempo del Consorzio è dedicato alla tutela degli ecosistemi marini: CONOU, in collaborazione con Marevivo, sta infatti installando nei porti di tutta Italia serbatoi dedicati agli oli minerali generati dalle imbarcazioni. Il progetto prevede di andare incontro alle esigenze dei diportisti, facilitando loro le possibilità di smaltimento di questo rifiuto pericoloso. 

Il primo di questi serbatoi è stato inaugurato sabato scorso, 25 giugno, presso il porto turistico di Ostia, alla presenza di Sabrina Alfonsi, Assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti di Roma Capitale; Mario Falconi, Presidente Municipio X; Valentina Prodon, Assessora alla Transizione Ecologica del Municipio X; Riccardo Piunti, Presidente del CONOU; Carmen di Penta, Direttore Generale di Marevivo.

In quell’occasione abbiamo intervistato Riccardo Piunti, presidente del consorzio, che ci ha illustrato il valore di questo progetto e della tutela dei mari in generale. 

Dottor Piunti, ci può illustrare il motivo dell’importanza di questo progetto per il CONOU?

Con questo progetto stiamo migliorando il servizio che il porto e il CONOU offrono al cittadino che ha la barca e, quando deve scaricare l’olio del suo motore, deve trovare facilmente il modo di farlo, il posto giusto per metterlo. Questo non solo perché è un rifiuto cancerogeno, ma perché è estremamente pericoloso per gli ecosistemi marini. È essenziale che non vada disperso in mare perché ha delle conseguenze terribili, distrugge flora e fauna formando una pellicola sottilissima ma di grande entità, che non fa passare l’ossigeno, la luce, uccide tutto quello che c’è sotto. Per intenderci, basta il cambio d’olio di una barca per inquinare una superficie pari a 15 piscine olimpiche. 

Qual è il passaggio successivo alla raccolta nei porti?

L’olio viene innanzitutto raccolto nel posto giusto, in serbatoi come quelli che stiamo inaugurando oggi: contenitori a doppio fondo che lo tutelano, ne evitano la degradazione rendendolo idoneo alla rigenerazione. Così, facciamo in modo che il raccoglitore CONOU che viene a prelevarlo, possa consegnarlo alla rigenerazione e fare quello che noi facciamo, cioè la battaglia per il clima, rigenerando l’olio e quindi utilizzando quello che è un rifiuto pericoloso trasformandolo in una risorsa riutilizzabile. Il nostro olio vive mille vite.

Quali sono le mille vite possibili di un olio esausto? Cosa succede dopo il ritiro da parte di CONOU?

Analizziamo e selezioniamo l’olio minerale raccolto, lo inviamo alle nostre raffinerie in Italia e il prodotto viene rigenerato per il 98%, ritorna a nuova vita, recuperiamo per il 70% nuovi lubrificanti, poi un po’ di bitume e un po’ di gasolio, quindi non buttiamo via niente. 

Cosa succede al 2% di scarto?

Non viene perso ma utilizzato a combustione. Si tratta di un prodotto non idoneo a essere rigenerato perché magari ha un alto contenuto di metalli. 

Gli oceani occupano ¾ della superficie terrestre e rappresentano il 99% della vita sulla Terra: la loro biodiversità è però centrale anche per la vita sulla terraferma. 3 miliardi di persone dipendono direttamente dai mari per il loro sostentamento, e sono un’importante fonte di contrasto ai cambiamenti climatici perché in grado di assorbire il 30% della CO2 prodotta dalle attività dell’uomo. I vantaggi derivanti dalla loro tutela sono chiari, ma ci sono altri vantaggi ambientali generati da questa campagna del CONOU con Marevivo?

Sì, perché risparmiando e rigenerando oli esausti non siamo costretti a innescare il ciclo alternativo, che vuol dire andare a prendere il petrolio da un’altra parte, tipo in Russia o in Arabia Saudita e da lì trasportarlo, poi una volta qui raffinarlo. Tutto questo avrebbe un inquinamento in tutta la catena e soprattutto grandi emissioni di CO2. 

Tornando invece alla tutela del mare: l’ecosistema romano, anche se non si sa molto, è tra i più puliti d’Italia. I 18 km di costa della città di Roma sono stati tuttavia a lungo sottovalutati. Questo progetto del CONOU sta in qualche modo contribuendo a un’inversione di tendenza e, soprattutto, innescando un investimento di fiducia verso i diportisti, dando loro gli strumenti per esserne responsabili.

Credo che i diportisti siano persone che hanno una certa coscienza perché nel mare ci stanno, vedono cosa succede e quando e se è inquinato. Se gli facciamo trovare una struttura idonea e il modo giusto per raccoglierlo, non butteranno l’olio a mare. Se ci sono strutture fatte bene, si genera un effetto a catena e tutti le utilizzano e valorizzano. Se trovo un disastro e non so a chi rivolgermi sono portato ad adottare soluzioni anche dannose, ma se c’è una situazione ordinata, ben fatta, mi viene lo scrupolo e cerco di consegnare l’olio nel modo giusto. Serve però mettere i cittadini in condizione di farlo. Vanno aiutati.

Come funziona materialmente la raccolta? 

È molto semplice. Quando il diportista arriva in porto chiama il numero messo a disposizione e dal porto gli inviano qualcuno che gli conferisce l’accesso ai serbatoi CONOU, dove può versare l’olio in condizioni di estrema sicurezza. A quel punto i serbatoi vengono nuovamente sigillati perché la risorsa venga tutelata: se per esempio dovesse piovere ci sarebbero problemi nel ciclo di rigenerazione. Va messo in sicurezza. 

La presentazione dei serbatoi romani è stata la prima tappa di una campagna lanciata dal CONOU insieme a Marevivo che prevederà iniziative simili in tutta Italia. L’intento è aumentare considerevolmente entro la fine dell’estate – il periodo più interessato dal fenomeno – la quantità di oli esausti raccolti e rigenerati.

In collaborazione con Conou

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