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Economia circolare: cosa si può fare in Italia per promuoverla

L’Enea propone la creazione di un’Agenzia per l’uso efficiente delle risorse sull’esempio di Paesi come Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Giappone

Economia circolare: cosa si può fare in Italia per promuoverla

(Rinnovabili.it) – Il futuro dell’Italia è nell’economia circolare e non solo per ce lo chiede l’Europa con il suo nuovo pacchetto di misure. Un sistema economico pensato affinché possa rigenerarsi da solo, trasformando i tradizionali costi in guadagni, è senza dubbio l’opzione più conveniente e convincente. E per accelerare la transizione verso questo nuovo modello di gestione l’Italia dovrebbe creare un’Agenzia per l’uso efficiente delle risorse seguendo le orme di Paesi come la Germania, il Regno Unito, gli Stati Uniti e il Giappone.

 

La proposta arriva dal presidente dell’ENEA, Federico Testa, in occasione del convegno tenutosi ieri nella capitale e dedicato per l’appunto alla circular economy. “La transizione verso un’economia circolare è fondamentale e la creazione di un’Agenzia per l’uso efficiente delle risorse consentirebbe di rendere disponibili, attraverso un approccio sistemico, tecnologie e metodologie per una gestione eco-efficiente delle risorse e di fornire supporto diretto alla PA, alle imprese, in particolare alle PMI, e alle filiere produttive”, ha sottolineato Testa.

 

I benefici di un approccio “circolare” sono molteplici, a partire da quelli più facilmente intuibili per il sistema produttivo, con particolare riferimento al manifatturiero. Qui infatti si possono ottenere le riduzioni dei costi più consistenti: i materiali riciclati impiegati al posto delle materie prime sono in grado di tagliare fino al 60% il prezzo finale dei prodotti.

 

Ma è sull’ambiente che i benefici risultano essere più tangibili: La Commissione europea stima che l’eco-progettazione, la riduzione della produzione di rifiuti e il loro riutilizzo, possono generare risparmi pari a 600 miliardi di euro per le imprese (l’8% del fatturato annuo) e ridurre le emissioni di gas serra di 450 milioni di tonnellate l’anno.

E secondo un recente studio, in Italia la piena implementazione dei principi dell’economia circolare lungo l’intera catena del valore  – che comprende progettazione, produzione, uso e gestione del fine vita dei prodotti – potrebbe creare 541 mila nuovi posti di lavoro a fronte di soli 35 mila in uno scenario business as usual.

 

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Sull’economia circolare, è stato ricordato nel corso del convegno, Bruxelles sta investendo molto, con un programma di ricerca da 650 milioni di euro “Industria 2020 ed economia circolare” e il pacchetto di misure varato lo scorso dicembre che fissa nuovi target di riduzione dei rifiuti al 2030 (riciclaggio del 65% di rifiuti urbani e del 75% di imballaggi, con un limite massimo di smaltimento in discarica del 10%) e promuove il riuso, lo scambio di risorse tra le industrie – la cosiddetta simbiosi industriale – e gli incentivi economici per prodotti verdi e riciclabili. “La proposta del pacchetto sull’economia circolare che approderà nelle prossime settimane alla discussione del Parlamento europeo– ha evidenziato il sottosegretario all’Ambiente Silvia Velo– offrirà, finalmente, un quadro e un indirizzo chiaro in materia di economia circolare”.