di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – Cresce l’attenzione e la conoscenza dei cittadini sul tema dell’economia circolare. Non solo. C’è anche ampia fiducia nell’Europa, nel Recovery fund e nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), ma “per accelerare la rivoluzione circolare in Italia dovrebbe prevedere prima di tutto risorse per la riconversione di impianti industriali obsoleti, incentivare le aziende impegnate sulla circolarità, educare i cittadini, sostenere la ricerca scientifica”. E’ questo quello che emerge dal nuovo sondaggio Ipsos ‘Futuro ed economia circolare’ – a cura di Conou, Legambiente, editoriale Nuova ecologia – presentato oggi a Roma nel corso della seconda giornata dell’Eco Forum 2021.
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Il 41% degli intervistati – viene rilevato – conosce i principi di questo nuovo modello di sviluppo economico e negli ultimi tre anni la quota dei consapevoli su questo tema è passata dal 17% al 25% soprattutto grazie ai mezzi di informazione, in particolare la tv, seguita dalla stampa e dai social network. Per il 50% degli intervistati ricerca ed innovazione possono dare un contributo positivo nella transizione verso la sostenibilità e l’economia circolare.
Resta “ampia la fiducia nei confronti dell’Europa nell’indirizzare l’Italia verso uno sviluppo sostenibile. In particolare per il 73% dei cittadini intervistati il Recovery e il Pnrr si confermano una buona occasione per un rilancio green dell’economia, ma tra le azioni prioritarie al centro del Piano per il 47% degli intervistati ci devono essere risorse per la riconversione degli impianti industriali obsoleti, per il 36% occorre incentivare le aziende impegnate sulla circolarità, per il 40% educare i cittadini e per il 39% sostenere la ricerca”.
“In Italia è arrivato il momento di imprimere un’accelerata alla rivoluzione dell’economia circolare avviata dall’Europa – dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – nel nostro Paese vantiamo molte esperienze virtuose pubbliche e private, dal nord al sud, ma sono ancora troppi i problemi da risolvere. Ora è fondamentale definire un vero e proprio Piano nazionale dell’economia circolare che abbia al centro la costruzione di mille nuovi impianti di riuso e riciclo, la promozione del dibattito pubblico per coinvolgere i territori nella loro realizzazione, il rafforzamento dei controlli ambientali, più semplificazioni e decreti ‘end of waste’, lo sviluppo del mercato dei prodotti riciclati”.
Altri temi del sondaggio Ipsos, toccano la circolarità in Italia e l’effetto Nimby. Da un lato merge infatti “una pesante sottostima della capacità del Paese di essere un leader nell’economia circolare. Per il 51% degli intervistati l’Italia è al di sotto della media europea rispetto all’attenzione nei confronti della circolarità a causa ad esempio della mancanza dei controlli (33%), al fatto che Governo e istituzioni emanano norme poco efficaci (22%), i cittadini non sono attenti (20%). Solo il 13% degli intervistati è a conoscenza che l’Italia è tra le più virtuose in Europa per riciclo”.
Dall’altro che “oltre la metà degli intervistati non sembra essere favorevole ad avere un impianto per il riciclo dei materiali ‘vicino’ alla propria abitazione. Tra le motivazioni spicca per il 55% degli intervistati l’inquinamento dell’aria, per il 33% dall’inquinamento dell’acqua e per il 25% da quello acustico. Una buona interazione tra il governo nazionale e le regioni, come espressione delle esigenze territoriali, dovrebbe portare nelle aspettative a scelte condivise”.
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“Un Paese che non ha percezione di sé e delle sue eccellenze: è questa la fotografia scattata da Ipsos – dichiara Francesco Ferrante vicepresidente del Kyoto club – e forse è anche per questo che la politica sembra ancora troppo sorda alle esigenze dell’economia circolare, unica strada per garantire un rilancio duraturo e sostenibile”.