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Eco-packaging: Dal riciclo degli scarti caseari le bottiglie del latte

Enea e la start-up pugliese EggPlant portano avanti il progetto Biocosì. Obiettivo: realizzare nuove tecnologie per la produzione di imballaggi 100% biodegradabili e compostabili

Eco-packaging

 

Dal trattamento dei reflui caseari il nuovo eco-packaging alimentare

(Rinnovabili.it) – In passato, la pratica del “non buttar via nulla” era semplicemente un modo per far economia. Oggi, nell’era della circular economy, lo stesso gesto si carica di nuovi significati, che vanno al di là del semplice gestione sostenibile delle risorse. Un esempio concreto del concetto è quello offerto da Biocosì, progetto che mira a riciclare gli scarti caseari nella produzione di eco-packaging biodegradabili e compostabili. L’iniziativa, condotta dall’Enea in collaborazione con la start-up pugliese EggPlant, offre uno strumento innovativo per chiudere il cerchio dell’industria casearia: nuovi processi per trasformare i rifiuti della filiera in biomateriali da reimpiegare nella stessa.

 

Il progetto ha 18 mesi di tempo per convertire le acque reflue industriali in risorse, dando vita a nuovi imballaggi alimentari che possano essere introdotti nelle attuali linee produttive. L’elemento clou, intorno al quale gira tutto il lavoro, è il lattosio (lo zucchero del latte) contenuto nei reflui caseari. Il Centro Ricerche di Brindisi dell’Enea ha creato un nuovo processo che permette il frazionamento del siero di latte in maniera da ottenere il recupero differenziato di tutte le componenti: sieroproteine/peptidi, lattosio, sali minerali e acqua ultra pura.

 

Grazie a Eggplant, lo zucchero viene quindi processato per ottenere Poliidrossibutirrato, un polimero completamente bio-derivato e biodegradabile, adatto a diversi tipi di applicazioni, tra cui anche la produzione di eco packaging alimentare. All’ente italiano, responsabile del processo di estrazione del lattosio e dei peptidi bioattivi da impiegare come integratori nei nuovi prodotti spetta anche il supporto tecnico scientifico per la messa a punto della produzione di bioplastica per via fermentativa e la responsabilità della successiva caratterizzazione..

 

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Il progetto, commenta Valerio Miceli della Divisione Biotecnologie e agroindustria dell’ENEA, “risponde non solo ad esigenze di natura etica e ambientale ma anche economiche, legate ai costi elevati dello smaltimento dei reflui caseari, consentendo oltretutto di tagliare di circa il 23% il costo unitario di produzione del biopolimero”. “Questa proposta  – continua Miceli – può rappresentare anche una fonte di ricchezza integrativa in termini di redditività per le stesse aziende casearie, per gli stakeholder operanti in filiera e per le PMI innovative che mirano ad aumentare la competitività del territorio diversificando l’offerta di prodotto”.

 

Sviluppato nell’ambito del bando della Regione Puglia INNONETWORK e finanziato con 1,4 milioni di euro dal Biocosì si avvale della collaborazione con l’Università di Bari e le aziende CSQA, RL Engineering, Caseificio Colli Pugliesi, Compost Natura e la Rete di Laboratori Pubblici di Ricerca MICROTRONIC, coordinata dall’Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del CNR.