La difficoltà del riciclo della fibra di carbonio è che occorre triturarla per recuperare il prezioso materiale. Ma ora non più
Un esperimento dell’Università di Canberra fa ben sperare per il riciclo della fibra di carbonio
(Rinnovabili.it) – Con la sperimentazione e l’evoluzione tecnologica, il mondo diventa via via più complesso. Con esso, anche i materiali, che però si scontrano con una difficoltà crescente nel recuperarli quando arrivano a fine vita. Il caso del riciclo della fibra di carbonio è emblematico. Il materiale è fondamentale per le tecnologie sostenibili come turbine eoliche o auto elettriche, ma è difficilmente riciclabile.
Tuttavia, un ricercatore dell’Università di Canberra ha tirato fuori dal suo laboratorio un metodo nuovo. Non solo spreca meno materiale, ma utilizza anche meno energia, lasciando la fibra di carbonio più intatta. Questo ne permette la trasformazione in prodotti più utili di quelli che si otterrebbero con una sua completa distruzione. Fino ad ora, infatti, il riciclo della fibra di carbonio ha sempre comportato un forte degrado del materiale. Grazie a una partnership con l’industria dell’automotive, invece, ora il tecnico australiano ha potuto sperimentare un nuovo approccio.
Normalmente il processo prevede la triturazione del composito, con cui si distrugge la fibra di carbonio. Poi il tutto viene riscaldato per rimuovere la plastica. Invece a Canberra non distruggono la fibra e ottimizzano il riscaldamento in fornace. Le fibre restano quindi intatte e il nuovo prodotto realizzato con fibra di carbonio riciclata è molto più resistente.
Le fibre sono state riciclate mediante pirolisi, provando però a conservare l’architettura delle fibre stesse. La tecnica di riciclo tramite pirolisi è la più commercializzata per questo materiale. In questo processo, la matrice polimerica subisce una decomposizione termica ad alte temperature in un’atmosfera inerte. Questa condizione permette alle fibre di carbonio di non essere danneggiate, rendendo possibile la rimozione selettiva della matrice polimerica. La pirolisi della matrice polimerica genera un residuo carbonioso (char) che per essere rimosso comporta un processo ossidativo.
In conclusione, la fibra ricavata non è ancora adatta per costruire un’auto, ma è molto più vicina all’obiettivo di prima. La speranza è che possa essere perfezionata e utilizzata al più presto. L’industria ci crede – o ci spera – perché il carbonio è molto ambito, ma anche costoso. Riuscire a riciclarlo efficacemente rappresenta un miraggio su cui più di qualcuno è disposto ad investire.