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“Dopare” l’acqua consente di riciclare la plastica con l’elettricità

riciclare la plastica con l'elettricità
Via depositphotos.com

Applicando una piccola tensione a una soluzione specifica, si può riciclare la plastica con l’elettricità

(Rinnovabili.it) – Come recuperare i “mattoni della plastica” in modo da poterli riutilizzare? Se lo sono chiesti i chimici dell’Università di Boulder, in Colorado, che hanno sviluppato un nuovo modo per riciclare la plastica con l’elettricità e alcune reazioni chimiche.

In un articolo sulla rivista Chem Catalysis del 3 luglio hanno spiegato tutti i dettagli di un metodo che definiscono “semplice”. Fondamentalmente, si tratta di un tipo di elettrolisi, processo ben noto e utilizzato per rompere le molecole d’acqua. Con la plastica è però parecchio più difficile. L’acqua non basta più e occorre una soluzione cui viene aggiunta una molecola derivata dal benzimidazolo, nota come N-DMBI, più sale. Nel loro laboratorio dentro campus, hanno applicato scariche elettriche a questa soluzione, dove è stato immerso del PET macinato. L’energia elettrica ha provocato lo scioglimento della plastica, e la soluzione è diventata color rosa. A questo punto, il liquido è stato esposto all’ossigeno, che ne ha cambiato la colorazione in gialla. Dopo questo passaggio, la soluzione è tornata trasparente e il materiale si è disintegrato completamente.

Il team di ricerca si è concentrato sul PET perché è il tipo di plastica che si trova comunemente nelle bottiglie d’acqua, nei blister e nei tessuti in poliestere. L’utilità della molecola utilizzata è la sua capacità “dopante”. Significa che ha l’effetto di aumentare la conducibilità termica di una soluzione. Per questo è sufficiente una piccola tensione elettrica per innescare il processo di dissoluzione della plastica. In pochi minuti, infatti, il PET ha iniziato a disintegrarsi.

Siamo ancora a livelli embrionali, tuttavia. In un esperimento durato diverse ore con strumentazione base e su piccola scala, i ricercatori hanno rotto le molecole di 40 milligrammi di plastica in diverse ore. I metodi elettrochimici, per quanto siano promettenti, necessitano dunque di investimenti per scalare la capacità di disintegrazione. Gli scienziati, quantomeno, stanno provando a dimostrare che il gioco vale la candela.

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