Secondo un report di Greenpeace, entro il 2030 il potenziale valore delle materie prime presenti nelle discariche di RAEE cinesi raddoppierà rispetto agli attuali 10 miliardi di euro
In ogni tonnellata di smartphone gettati sarebbero presenti 270 grammi d’oro e altri metalli nobili
(Rinnovabili.it) – Nel futuro, le miniere di metalli nobili come oro, argento e rame saranno le discariche di rifiuti elettronici cinesi: secondo un rapporto stilato da Greenpeace, infatti, entro il 2030 il potenziale valore dei materiali riciclabili contenuti in smartphone, computer portatili o desktop gettati in discariche cinesi dovrebbe arrivare a 21 miliardi di euro.
Attualmente gli scarti elettronici in Cina “valgono”, quanto a materie prime preziose recuperabili, 66,4 miliardi di yuan (circa 8,7 miliardi di euro), cifra che dovrebbe lievitare fino a 81 miliardi di yuan nel 2020 (oltre 10,6 miliardi di euro) e toccare quota 160 miliardi di yuan per il 2030, circa 21 miliardi di euro.
Lo studio, condotto in collaborazione tra Greenpeace e la China Association of Electronics for Technology Development e riportato dall’agenzia di stampa Reuters, non tiene in considerazione l’eventuale apporto di altre forniture elettroniche: nel 2018, la Cina ha prodotto 13 milioni di tonnellate di RAEE e ne dovrebbe produrre 15,4 milioni entro il 2020, oltre 27 milioni nel 2030, con un ritmo di crescita del 10,4% annuo.
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Una vera e propria miniera a cielo aperto: il report di Greenpeace, infatti, segnala come diverse ricerche abbiano appurato la presenza di circa 270 grammi d’oro in ogni tonnellata di cellulari finiti in discarica, batterie escluse. Queste “miniere dormienti” avrebbero quindi una capacità produttiva superiore rispetto alla media dei siti d’estrazione auriferi tradizionali.
Il settore del recupero di metalli preziosi dai RAEE sta attirando investimenti e sperimentazione in tutto il mondo: lo scorso anno, il gruppo giapponese Mitsubishi Materials ha annunciato l’investimento di 100 milioni di dollari per la costruzione di impianti, in Giappone e Olanda, capaci di incrementare del 40% il recupero di oro, rame e altre materie prime dagli scarti elettronici; in Finlandia, un team di ricercatori dell’Università di Jyväskylä sfrutta elettrolisi per ottenere rame dai RAEE e moderne tecnologie scavenger (lo scavenger è una sostanza chimica aggiunta a una soluzione allo scopo di rimuovere impurità indesiderate nei prodotti di reazione) per ottenere i metalli nobili; in Italia, il centro di ricerca Enea ha brevettato un processo di estrazione “a freddo” sfruttando tecniche idrometallurgiche che consentono di ottenere metalli con elevati livelli di purezza producendo basse emissioni di CO2.
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