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Dalla Svizzera i campioni di depolimerizzazione a temperatura ambiente

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Via depositphotos.com

La depolimerizzazione sostenibile può dare seconda vita a una plastica che altrimenti non è riciclabile

(Rinnovabili.it) – Una startup Svizzera ha raccolto ieri 13,8 milioni di dollari di finanziamenti per scalare il processo di depolimerizzazione che ha messo a punto per riciclare la plastica a temperatura ambiente. Si chiama DePoly e ci hanno scommesso colossi come BASF Venture Capital e Wingman Ventures, con la partecipazione di altri investitori come Beiersdorf, Infinity Recycling, CIECH Ventures e Angel Invest.

La tecnologia di riciclo chimico di DePoly è in grado di riconvertire tutte le materie plastiche e i tessuti in poliestere nei loro principali componenti chimici grezzi. Componenti che vengono poi rivenduti all’industria per creare nuovi articoli. Funziona diversamente dal riciclo convenzionale: di norma, infatti, bottiglie e imballaggi in PET e altre materie plastiche vengono portati in un impianto, smistate per colori, pulite, sciolte e trasformate in pellet. Ma se sono troppo sporchi, mescolati con altre materie plastiche o sotto forma di tessuti e fibre, di solito vengono inceneriti o gettati in discarica. 

Esistono anche limiti rispetto ai materiali che possono essere riciclati, visti gli standard di salute e sicurezza alimentare. Tutto questo fa sì che la maggior parte della plastica prodotta, praticamente il 90%, venga incenerita o smaltita.

Un modello business to business

La tecnologia di riciclo chimico di DePoly funziona invece a temperatura ambiente e pressione standard, senza bisogno di lavaggio, pre-selezione, fusione o separazione. Può quindi trattare gran parte della plastica che non entra nei sistemi di riciclo convenzionali. Il PET trattato dall’azienda svizzera viene riconvertito in acido tereftalico purificato (PTA) e glicole etilenico (MEG), i suoi due monomeri originari.

La startup si candida quindi a riciclare gratuitamente rifiuti di plastica complessi, che non entrano nel riciclo meccanico. Il business deriva poi dalla vendita dei monomeri ai produttori di PET vergine dal petrolio, che faticano ad accedere a sostanze chimiche come PTA e MEG. L’azienda attualmente gestisce ad oggi un impianto pilota da 50 tonnellate l’anno e serve industrie come l’imballaggio post-consumo, il tessile e i flussi post-industriali.

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